Ormai da più di un anno a questa parte sulla stampa cattolica non sento che enfatizzare il problema degli ipermercati che, nonostante le proteste delle commesse, dei sindacati e dei preti, rimangono aperti anche alla domenica, giorno sacro al riposo e al Signore, mentre queste catene di ipermercati, sempre a caccia di clienti, insistono nel tener aperto anche alla domenica.
Non sono proprio io a difendere le posizioni degli ipermercati anche se, per onestà, debbo ammettere che tantissime altre categorie di dipendenti dall’epoca dell’industrializzazione lavorano con buona pace di tutti, giorno e notte e tutti i santi giorni dell’anno. Comunque onestamente credo che potremmo vivere e le botteghe potrebbero prosperare nonostante la chiusura domenicale: chi ha soldi per comperare lo farebbe comunque.
Quello che invece mi stupisce è che, mentre c’è questo zelo da parte delle industrie per accaparrarsi qualche cliente in più, nessuno protesta per la “serrata” quasi completa delle chiese della nostra città durante i giorni feriali e parziale in quelli festivi. Pare che i preti siano ben paghi di quel 10, 20 per cento di battezzati che vanno a messa la domenica.
A Venezia dicono che hanno il problema delle opere d’arte che rimarrebbero incustodite, però a Mestre questo problema non c’è perché non ci sono opere d’arte; ci sarà forse qualche cassetta dei lumini o delle candele, ma non ci sono “tesori” da rubare.
A parte gli scherzi, il fatto delle chiese chiuse mi preoccupa, ma ancora di più mi preoccupa che nessuno protesti perché si chiude dietro i catenacci quel Gesù che solo può confortare nei momenti di tristezza e di prova. Non vorrei essere accusato ancora una volta di autoreferenzialità affermando che a Carpenedo la chiesa, quando c’ero io, era aperta dalle sette del mattino alle sette di sera ed ora la stessa cosa vale per la mia “cattedrale tra i cipressi”, senza problemi di sorta.