Ho terminato di leggere in questi giorni l’ultimo volume di don Andrea Gallo, il prete dei bassifondi di Genova morto solamente un paio di mesi fa.
A cominciare dal titolo “Come un cane in chiesa”, per continuare con la scelta di alcune pagine del Vangelo che don Gallo commenta ed attualizza, s’avverte immediatamente la volontà di questo prete di vivere l’autentica e genuina “rivoluzione” portata da Gesù e la libertà che questo sacerdote si ritaglia per dare credibilità al suo impegno di occuparsi degli ultimi: drogati, prostitute, transessuali, “rifiuti” della nostra società e della nostra Chiesa spesso perbenista.
Don Gallo, senza tante perifrasi e con poco garbo, afferma che i veri “poveri” del nostro mondo nelle nostre parrocchie hanno la stessa considerazione e lo stesso trattamento che noi usiamo verso i cani, quando per caso entrano in chiesa. A leggere poi tra le righe, ho avuto la sensazione che pure don Gallo si sia sentito riservare lo stesso trattamento, lui che aveva abbracciato senza riserve questi “rifiuti umani”.
Don Gallo sceglie lucidamente le pagine più innovative e più “rivoluzionarie” del Vangelo di Gesù e le commenta senza usare circonlocuzioni diplomatiche per dire quello che pensa, tanto che spesso, per i suoi commenti, usa parole pesanti come pietre, facendo si che il lettore senta mordere sulla carne viva il discorso e la proposta del Vangelo.
Il volume è uscito nel 2012, quindi può essere considerato il “testamento spirituale” di questo prete che oltre ad amare e servire i poveri, ha sempre tentato di ascoltare i margini di verità e di Vangelo che sono presenti anche negli intellettuali e negli uomini della fronda. Come vorrei poter fare anch’io un testamento del genere e come sognerei che tra le decine di migliaia di preti operanti nel nostro Paese ci fossero tanti don Gallo in più!