Si bella e perduta!

In quest’ultimo tempo sto seguendo con interesse crescente le vicende dell’erigendo Comune metropolitano. Il fatto che a Treviso e a Padova siano stati eletti due sindaci del PD, mi dà l’impressione che faciliti l’intesa con queste realtà tanto vicine ma tanto diverse. Ho l’impressione che le due città industriose, ben organizzate ed efficienti, si avviino verso un “matrimonio” con questa nobildonna della laguna tutta trine, merletti e profumi, tronfia della sua antica floridezza, ma ormai flaccida, pretenziosa e seduta su se stessa mentre si avvia verso una rapida e triste vecchiaia. Tanto che, pur essendo “cittadino veneziano” per diritto acquisito, mi vien da pensare “povera Padova! Povera Treviso! Non sapete proprio chi vi accingete a portarvi a casa! Venezia, nobile si, ma senza quattrini e senza senno!”.

Questi pensieri mi nascono leggendo ogni giorno qualche intervento sul Gazzettino su due realtà che potrebbero dare un po’ di ossigeno a questa città che ormai cade a pezzi da un punto di vista organizzativo, edilizio ed economico.

Nonostante i tanti proventi da quel mercimonio che è il casinò, Venezia ha un bilancio rattoppato che non so come la Corte dei Conti lasci passare. Il primo motivo di preoccupazione è che un giorno fa un passo avanti e il giorno dopo due indietro come i gamberi perché il comitato di nobildonne, il club dei perditempo, quello dei romantici e quell’altro dei dissennati si oppongono perché per loro Venezia deve vivere di paesaggi e di terre perse e non vogliono il grattacielo di Cardin, i suoi seimila posti di lavoro e quant’altro!

Il secondo è quello delle grandi navi. Pare che ai veneziani schifiltosi e pieni di sussiego non piacciano i dollari e i rubli o le pesetas che questi grattacieli del mare versano a cascata nei ristoranti, nelle botteghe e quant’altro di Venezia. Loro vogliono dormire in pace e che lo Stato e il contado li mantenga, perché loro rappresentano il patriziato e non vogliono che le navi intralcino le gondole in bacino San Marco.

L’amministrazione poi pare che abbia delegato quel fior fiore di giovani dei centri sociali a far capire che Venezia non gradisce il denaro dei capitalisti americani, cinesi, indiani o brasiliani e probabilmente finanzia sottobanco il loro arrembaggio.

Mestre purtroppo è legata a filo doppio a questo carrozzone, ma Padova e Treviso non so proprio perché si avviino a queste nozze che si preannunciano, ancor prima della celebrazione, così fallimentari. Sono disperato e col poeta non mi resta che dire: «Mia cara Venezia, si bella e perduta!».

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