La zingara

Questa mattina, mentre mi stavo riordinando le idee per mettere a punto l’organizzazione degli impegni e degli incontri della giornata, mi ha raggiunto nella sagrestia della mia “cattedrale” una zingara che bazzica spesso in cimitero per questuare.

Questa giovane donna, sui trenta trentacinque anni, in atteggiamento mesto e compunto, si è seduta senza un mio invito nella sedia accanto al mio tavolo ed ha cominciato a rovistare nella borsa per presentarmi il motivo specifico della sua richiesta di aiuto: era una scatola quadrata che un tempo aveva contenuto delle medicine. Le ripetei quello che già due altre volte le avevo detto: «Venga al “don Vecchi”, là ho modo di farle avere generi alimentari, indumenti e frutta e verdura», ma mentre le altre volte, in attesa che lei approfittasse della mia offerta, le avevo sporto qualche euro, questa mattina, richiamandomi ai discorsi passati, rimasi fermo nella mia decisione, pur sapendo che il mio rifiuto m’avrebbe tormentato durante la messa che stavo per celebrare e per tutto il giorno. Lei insistette un poco, poi se ne andò, delusa, quasi l’avessi insultata o bastonata.

La zingara è una degli Udorovich che abitano nelle casette per i sinti costruite dal Comune, il villaggio che spesso tien banco sui giornali locali per i furti, le baruffe e i colpi di pistola tra i membri delle etnie diverse ed ultimamente anche per il rifiuto collettivo di pagare la luce e i venti, trenta euro di affitto.

Nonostante tutto questo ci rimasi male per il rifiuto, ricordandomi del parere espressomi anni fa da una “piccola sorella di Gesù” che mi disse che, a suo umile parere, un “piccolo segno di solidarietà” è sempre positivo.

Dissi messa male e poi, ad aumentare il mio turbamento e – confesso pure – il mio rimorso, mentre celebravo, è stata la vista di una vecchia conoscenza entrata in chiesa, una persona che normalmente mi fa delle offerte generose. Infatti, appena finita la messa, la mia amica, quasi centenaria, avendo appena ricevuto la pensione, mi ha dato 200 euro.

Ho un bel dire che non ho né vizi né capricci – infatti risparmio perfino usando più a lungo possibile la vecchia lametta per la barba e quanto ricavo lo destino tutto per il “don Vecchi 5” – però il disagio e il rimorso mi resta. Non so proprio chi possiede milioni come possa vivere tranquillo!

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