Qualche settimana fa, essendomi recato al “don Vecchi” di Campalto, ho incontrato una “mia sessantottina” che, uscita tanti anni fa dalla fila dell’Azione Cattolica della mia vecchia parrocchia di San Lorenzo, ha abbracciato appassionatamente la bandiera della contestazione.
La Provvidenza, attraverso un disegno che mi rimane sconosciuto, l’ha dolcemente e fatalmente depositata, dopo quasi mezzo secolo, sul bagnasciuga del “don Vecchi”. Io ho ringraziato e ancora ringrazio il buon Dio per questo “dono” perché la ragazzina di mezzo secolo fa ha conservato tutta la sua ricchezza umana, forte ed esplosiva, tendente ad una visione critica di un mondo che era e continua ad essere criticabile per le sue innumerevoli miserie ed ingiustizie. Mariolina – così si chiama la nostra “rivoluzionaria” di un tempo, ha ancora dentro di sé un po’ dell’argento vivo di un tempo e in fondo le è rimasto qualcosa della “passionaria” che fu.
Quando la incontrai aveva in mano un giornale che non conoscevo, “Il fatto”, periodico che aveva in copertina una foto a tutta pagina di don Gallo, con questa didascalia: “Ogni volta che allargo le braccia si realizza qualcosa di buono”. Don Gallo ha ragione!
Voglio ricordare una piccola vicenda di cui ho parlato agli amici qualche settimana fa. Matteo, un mio “vecchio” obiettore, che ha rifiutato il servizio di leva preferendogli il servizio civile, quest’inverno ha scoperto in una casa cantoniera delle Ferrovie dello Stato ormai deserta, una famiglia rumena al freddo e al buio, con in più la paura che la polizia scoprisse questa occupazione abusiva. Matteo s’è dato da fare per risolvere questo “caso impossibile”. Fra gli altri, ha bussato alla coscienza del suo vecchio “datore di lavoro”, infatti ha fatto il servizio civile al “don Vecchi”.
Io ho parlato di questo dramma nel mio “diario personale”. Una signora di Venezia che, non so come, riceve l’Incontro, mi ha mandato una e-mail offrendo gratuitamente a questa famiglia una casa restaurata in una sua azienda agricola a Musile di Piave. In questi giorni la famigliola, che poi in verità non è affatto piccola – marito, moglie e quattro figli – ha preso possesso dell’immobile.
Quando Matteo me l’ha annunciato, mi sono ricordato di don Gallo e della mia sessantottina: “Basta aprire le braccia e i miracoli avvengono ancora”, e non miracoli di seconda categoria perché questi tre – Mariolina, Matteo e la famiglia rumena, sono dei miracoli “super”.