I vecchi ritornano spesso sugli stessi discorsi ed io non sono una eccezione. Tempo fa mi sono imbattuto in una splendida e sorprendente sentenza che si rifà alla saggezza dell’antica Roma. Essa dice: “Gli anziani hanno diritto a dimenticarsi!”. Da quando ho appreso questa norma me ne avvalgo a piene mani, non arrossendo e non sentendomi affatto mortificato per le mie sempre più frequenti dimenticanze.
Non conosco però un’altra sentenza come questa che codifichi in maniera “sapienziale” e giuridica un altro argomento. Comunque, se non ci fosse, la faccio io; anche se non ha un passato glorioso, comunque la reputo quanto mai valida: “La diversità non rappresenta un pericolo o un impoverimento della vita sociale, ma una ricchezza!”. Questa constatazione non è del tutto farina del mio sacco, ma ho appreso – non so dove – questa verità, ci ho riflettuto e mi è parsa quanto mai calzante.
Spesso si sente dire da personaggi affermati che essi sono per la libertà, però Dio ti guardi se dici qualcosa che non sia conforme alla “loro” verità. Ne so qualcosa quando mi sono permesso di scrivere nel passato che non era lecito che per quindici giorni di vacanza del Papa in Cadore o in Val d’Aosta venissero spesi centinaia di milioni!
I movimenti ecclesiali, oggi in auge, peccano un po’ tutti di supponenza, di illusione – dico io – di possedere “il meglio” della verità; infatti sono quasi sempre arroccati, col ponte levatoio alzato, un po’ sprezzanti del parere degli altri, quasi che essi abbiano il monopolio assoluto della verità. Questa mentalità “in alto” viene ritenuta disobbedienza, mancanza di disciplina o di rispetto ed “in basso” come rifiuto del confronto delle idee.
A parer mio questo atteggiamento sa di insicurezza, di poca apertura alla verità, di sfiducia nel prossimo. Aprire le finestre fa sempre entrare il sole che mette in mostra le magagne ma, nello stesso tempo, dà la possibilità di correre ai ripari, mettendo maggiormente a fuoco “le proprie piccole e fragili verità” e, nel contempo, se uno ha dentro il proprio “orticello” qualcosa di buono, il confronto non può far altro che valorizzarlo.
Non ritengo opportuno scendere in particolari, però credo di aiutare il mio prossimo e i miei colleghi affermando che il confronto non è mai dannoso ma sempre arricchente, facendo sempre scelte in linea con questo principio.