Quando ero bambino nella mia parrocchia di campagna in riva al Piave era cappellano un vecchio prete che non aveva fatto carriera e che penso abbia trascorso l’intera vita ad Eraclea. Viveva aiutato dalle “signorine della posta”, ossia due anziane nubili che per tutta la loro lunga vita hanno gestito l’ufficio postale del paese per quelle poche operazioni che a quei tempi vi si potevano fare: vendita di bolli, libretto di risparmio e poco altro.
Don Marcello – così si chiamava il vecchio cappellano – tutti dicevano che sapesse fare solamente due prediche: quella della “pecorella smarrita” e quella “degli dei falsi e bugiardi”. Io ricordo solamente la seconda, non tanto per il contenuto, ma per la veemenza con cui se la prendeva con gli idoli falsi e bugiardi, che penso fossero quelli della Grecia e di Roma. Si infervorava talmente che finiva per pestare i pugni sul pulpito di legno collocato in alto a tre quarti della chiesa. Ricordo bene questi particolari perché era anche mia mansione di chierichetto aprire e chiudere la porta sopra la scaletta che portava all’ambone.
Più tardi, prima il catechismo, poi gli studi di filosofia e teologia, mi insegnarono che col progredire dei tempi l’umanità era arrivata alla verità dell’unico Dio, mentre gli altri dei furono relegati nei testi della storia delle religioni.
Per tanto tempo sono stato convinto che gli uomini del nostro tempo, alla luce del progresso, si erano lasciati definitivamente alle spalle le divinità pagane. Ora, ormai vecchio decrepito, non sono tanto certo che le cose siano andate così: ho il dubbio fondato che nella nostra società si sia costruito un nuovo panteon, più grande di quello di Roma, per collocarvi altari più numerosi di quelli del vecchio panteon, per le nuove divinità, che poi sono quelle antiche.
Mi capita talvolta, leggendo i giornali e vedendo la televisione, di scoprire il nome e il volto degli idoli del nostro tempo, i quali hanno, purtroppo, tantissimi fedeli. Talvolta faccio un giro con lo sguardo per scoprire le divinità del nostro panteon e constatare le folle di devoti. Non so bene quale sia l’ordine con il quale sono collocati i vari idoli. Cito a memoria i loro nomi scritti sui relativi altari e butto uno sguardo alle pale di questi altari rimessi a nuovo: sesso, denaro, successo, mafia, potere, burocrazia, carriera, ipocrisia, perbenismo, quieto vivere, egoismo, invidia, politica, inganno, sport, auto di lusso, moda, violenza, superficialità. E ancora bellezza, erotismo, divertimento, ecc. ecc.
Non sono purtroppo né Savonarola né il mio don Marcello, però auspico e prego che arrivi un nuovo Goffredo di Buglione per predicare una nuova crociata per liberare la nostra società dal paganesimo incombente.