A nessuno “tutte le ciambelle riescono col buco”. Stavolta è capitato ad Ermanno Olmi, il grande regista cinematografico, e di riflesso anche a me che ne sono sempre stato un grande ed appassionato ammiratore.
Credo che ci sia da togliersi tanto di cappello di fronte all’arte e alla poesia di alcune opere cinematografiche del cantore del mondo contadino dal quale quasi tutti noi, direttamente o meno, proveniamo e che rimane, in fondo al nostro spirito, un mondo un po’ appannato, ma sempre avvolto dall’incanto di ciò che abbiamo sperimentato nei tempi lontani della nostra fanciullezza.
Questa dolce nostalgia, alimentata dai ricordi ormai vaghi, vale soprattutto per la gente della mia generazione, alla quale appartiene anche Olmi, per il mondo rurale che non era ancora meccanizzato e perciò si muoveva con i ritmi lenti delle stagioni, con la sobrietà dei costumi e con la guida forte della tradizione.
Chi ha un minimo di cultura cinematografica non può non ricordare con sconfinata ammirazione “L’albero degli zoccoli”, “La leggenda del santo bevitore” e, più recentemente, “Il villaggio di cartone”. Soprattutto in quest’ultima opera Olmi ha affrontato, sempre in chiave poetica, il problema della fede e della Chiesa. La critica seguita a questo film ha messo in luce particolarmente la sua presa di posizione nei riguardi di una Chiesa ingessata, eccessivamente attenta ai riti, poco aperta alla sensibilità e alle attese della società. A me è parso di condividere questa lettura, critica ma stimolante.
Quando mi fu regalato il volume “Lettera ad una Chiesa che ha dimenticato Gesù”, di Ermanno Olmi, mi sono buttato a capofitto nella lettura, tanto da sentire il bisogno di riprodurre integralmente nel mio diario la “spalla” della copertina, che pretende di condensare il pensiero di questo uomo di cultura.
La lettura dei primi capitoletti mi pare che confermasse l’attesa; proseguendo però, mi sono imbattuto in uno zibaldone di argomenti assai irrequieti e sconclusionati, attraverso i quali Olmi rivendica il primato della coscienza ed esprime una critica poco argomentata e disordinata sulla Chiesa attuale e nulla più.
Il volume non fa certamente onore all’autore e non offre una chiave di seria lettura del messaggio cristiano e della Chiesa di oggi. Sento quindi il dovere di fare questa precisazione per evitare ai miei amici una lettura pesante, per nulla documentata sulle problematiche della Chiesa. Spero che Olmi torni a fare il mestiere che sa fare e non annoi il prossimo con un volume raffazzonato e con discorsi poco consistenti.