Tanti anni fa lessi una frase che mi ha messo in guardia da un grosso pericolo che non conoscevo. Il testo diceva che noi abbiamo accanto un pericolo mortale sempre in agguato: l’abitudine.
L’abitudine toglie slancio, colore alle cose che ci circondano, mortifica la ricerca di novità e standardizza, appiattisce la nostra vita. Questo è vero a livello esistenziale e più vero ancora per tutto quello che riguarda la vita religiosa. Spesso gesti, formule, riti, esperienze, diventano pian piano incolori ed insapori, cosicché non incidono quasi per niente sulla nostra vita spirituale e non sono affatto stimolanti. Noi abbiamo bisogno, ogni tanto, di voltar pagina, di ricominciare e di dare un ritmo nuovo al nostro spirito. Questo pericolo vale per tutti, in maniera particolare per i cristiani praticanti, perché l’abitudine svuota di contenuti, fa evaporare il profumo, la verità e il mistero della sostanza, lasciandoci in mano un guscio vuoto ed insignificante.
Per dare nuovo impulso alla nostra anima, credo che non servano gesti plateali o conversioni radicali, talora basta un po’ di silenzio, una verifica onesta, la lettura di una rivista o di un testo ricco di sostanza, una conversazione con un uomo di fede. “Cambiare passo” non solo è opportuno, ma necessario.
A questo proposito ritengo utile trascrivere una confidenza – che può sembrare ingenua – ma che invece io ritengo assai saggia.
“Quando nostro figlio era piccolo, a volte si fermava mentre tornavamo a casa a piedi, dicendo: “Papà, sono troppo stanco per camminare.” Io gli rispondevo: “Allora corri un poco.” Era una di quelle risposte illogiche che un bambino a volte riceve da un adulto. Lo dicevo per distrarlo, ed ero sorpreso nel vedere come il cambiare passo ravvivasse le sue energie e non si sentisse più stanco. Tutti abbiamo i nostri cali di energia, a volte solo perché procediamo sempre allo stesso passo. Viviamo nelle nostre abitudini, non siamo disposti a cambiare. Il motivo per cui ammiro il paralitico del vangelo di Marco è proprio perché quando Gesù gli dice di alzarsi e camminare, lui ha il coraggio di farlo. Gesù gli chiede di fare quello che non é abituato a fare. Perseverare nella fede richiede disponibilità ad ascoltare la voce di Dio che ci chiama alla conversione, a cambiare passo e a fare quello che non abbiamo fatto prima. Ci vuole coraggio per un tale cambiamento, ma “Fedele è colui che vi chiama” e Lui ci darà la forza di cui abbiamo bisogno per farlo.