“Qui si fa l’Italia”

Qualcuno, e non ricordo chi, ha affermato, in maniera un po’ epica: «Qui si fa l’Italia o si muore!».

Per quanto riguarda le nostre vicende, le nostre battaglie e le nostre guerre per i Centri don Vecchi, non servono frasi del genere da passare alla storia, però sento che è doveroso affermare che le nostre scelte hanno aperto ed apriranno ulteriormente orizzonti nuovi per quanto concerne la domiciliarità degli anziani ed esse rimarranno una pietra miliare. La costruzione del “don Vecchi 5” non la si può di certo iscrivere nel registro delle case di riposo; questa struttura infatti non si somma alle altre case di riposo destinate agli anziani. Il “don Vecchi 5” è un’esperienza assolutamente innovativa e di certo apporterà un tassello veramente nuovo nella filiera di strutture destinate alla terza e alla quarta età.

Per motivi di spazio tento di elencare in maniera estremamente succinta i motivi per i quali questa struttura è assolutamente la prima e la più innovativa in questo settore.

L’assessore alle politiche sociali Remo Sernagiotto ha il merito di aver compreso che neppure il nostro ricco Nordest sarebbe più riuscito a reperire i soldi per pagare le rette alle attuali case di riposo per la moltitudine crescente di anziani che hanno bisogno di assistenza. Sernagiotto ha intuito che si sarebbe dovuta trovare una soluzione per quella zona grigia che intercorre tra autosufficienza e non autosufficienza, soluzione più umana e soprattutto più economica.

Noi del “don Vecchi” abbiamo offerto la soluzione pratica che risponde fino in fondo a questo problema. Al “don Vecchi 5” l’anziano, anche di modestissime condizioni economiche (per essere concreti quello che gode solamente della pensione sociale di 580 euro) con difficoltà di ordine motorio, avrà un appartamentino di circa 30 metri quadri del quale sarà a tutti gli effetti il titolare, come ogni cittadino. Avrà le chiavi di casa e gestirà la propria vita in maniera assolutamente autonoma e a costi tali, pur potendo fruire solamente della pensione sociale, da poter essere autosufficiente a livello economico.

Proprio oggi ho visto “l’affitto” di aprile di una mia vicina di casa che vive in un alloggio di 40 metri quadri: 330 euro, compresi luce, acqua, telefono, televisione, asporto rifiuti, riscaldamento e costi condominiali.

Al “don Vecchi 5” la Regione garantisce, a titolo gratuito, anche la pulizia dell’alloggio e della persona. Questo alloggio poi è inserito in una struttura articolata che offre tantissime opportunità di servizi e di vita sociale, tanto che l’anziano potrà vivere quasi in un piccolo borgo del tutto simile ai nostri piccoli paesi di un tempo.

La Fondazione ha fatto questa scommessa sociale e tra un anno e mezzo sarà certamente in grado di mostrare concretamente la validità del suo progetto.

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