Nota della redazione: il sospirato “via libera” è poi arrivato a fine maggio, un paio di settimane dopo che don Armando ha scritto questa riflessione.
Oggi il Gazzettino ha informato la città che il “don Vecchi” è in dirittura d’arrivo.
L’assessore Micelli, che da parte della civica amministrazione è stato il vero protagonista che s’è dato da fare in ogni modo ed ha messo a disposizione di questo progetto tutto l’apparato tecnico del suo assessorato, ha affermato che fra un paio di settimane – ossia con la prima convocazione del consiglio comunale – sarà deliberata la concessione edilizia a procedere alla costruzione del “don Vecchi 5”.
Il Gazzettino ha dedicato alla notizia cinque colonne; in realtà è una notizia veramente importante perché con la nuova struttura la nostra città avrà quasi quattrocento alloggi in strutture protette, a disposizione di anziani di modestissime, se non infime, disponibilità economiche.
Ho letto con ebbrezza la sospirata notizia: sono più di tre anni che ci lavoriamo in maniera veramente appassionata, e nove mesi da che abbiamo presentato in Comune il progetto, e credo che nessuno possa immaginare quali e quante siano state le difficoltà incontrate. Comunque il detto popolare afferma che “è bene quello che finisce bene!” ed io accetto questa filosofia.
C’è però in questa notizia qualcosa che mi ha messo in imbarazzo e che sento il bisogno di rettificare. In una delle cinque colonne del Gazzettino c’è la mia fotografia. Di certo non sono stato io a mettercela o a suggerire di mettercela; al suo posto ci dovrebbe essere quella di don Gianni, il giovane parroco di Carpenedo, presidente della Fondazione, che ha perseguito l’obiettivo del “don Vecchi 5” con una passione, un dinamismo, una tempestività ed intelligenza veramente ammirevoli. Il “don Vecchi 5” è opera di don Gianni e del suo meraviglioso staff del Consiglio. In questo progetto io ho pregato, sbuffato, brontolato, spinto, insultato, incoraggiato, ma null’altro.
Voglio rendere onore al merito: da don Gianni, scanzonato ma lucido ed immediato nell’intervenire, che ha sciolto mille nodi più aggrovigliati di quello di Gordio, ad Andrea Groppo, concreto, brillante, intelligente e sempre disponibile nonostante il suo impegno professionale; da Edoardo Rivola, pronto e saggio nei suoi suggerimenti sempre puntuali, a Lanfranco Vianello, il vecchio conoscitore della macchina comunale e pronto nel puntualizzare i vari interventi, a Giorgio Franz, sottile tessitore dei rapporti con la Regione, al direttore Rolando Candiani, scrupoloso ragioniere, vigile custode della finanza e della contabilità.
Credo che se Letta potesse disporre di un Consiglio così onesto, intelligente e generoso, in quattro e quattr’otto potrebbe rimettere in piedi la nostra Italietta!