Primo maggio

La vita corre veramente veloce. Ricordo il primo maggio vissuto per quindici anni a San Lorenzo, la chiesa madre che apre le porte su Piazza Ferretto. Monsignor Bonini, attuale parroco del duomo, col suo “giornale-rivista” ha perfino tentato di recuperare l’antico nome della piazza principale di Mestre che per secoli si chiamava “Piazza Maggiore”, liberandola da quel “Piazza Ferretto” che si rifà alla stagione della resistenza che la sinistra ha tentato di accaparrarsi con ogni mezzo.

Per quindici anni, in occasione del primo maggio di ogni anno, mi è sembrato di essere coinvolto nell’assalto e nell’espugnazione del “Palazzo d’inverno” da parte dei soviet moscoviti guidati da Lenin, Trotzkij, Stalin e compagnia. Sembrava, guardando la marea di gente, le bandiere rosse, sentendo i canti e i discorsi rivoluzionari, di essere all’inizio della rivoluzione e della presa del potere da parte del proletariato.

Il primo maggio di quest’anno, la festa dei lavoratori, l’ho celebrato nella mia chiesa prefabbricata del cimitero con un gruppetto di fedeli che con me ha pregato con animo pressoché disperato, perché ci sia lavoro, perché la gente il lavoro lo viva non come una condanna ma in modo da dar compimento alla creazione e per compiere un servizio verso i fratelli.

In città è regnato per tutto il giorno un silenzio cupo e desolato e le bandiere e i discorsi che la televisione ci ha mostrato, son sembrati rassegnati, spenti e facenti parte di un repertorio logoro e portato avanti senza entusiasmo da gente pagata per questo.

La “nuova rivoluzione” non può nascere che al positivo, ossia prendendo coscienza che abbiamo vissuto sopra le righe, beneficiando dello sfruttamento di altri lavoratori di altre parti del mondo, meno remunerati e meno garantiti. E’ ormai tempo di mettere la testa a posto e di fare, ognuno, il proprio dovere, aiutando così le aziende a non dover delocalizzare, gli imprenditori a sentirsi lavoratori tra lavoratori, non sperperando ma impegnandosi al meglio; è ora che l’enorme apparato burocratico smetta di soffocare l’iniziativa di chi ha buona volontà di fare la sua parte.

Qualche anno fa ho avuto la sensazione che il primo maggio dalla rivoluzione si fosse passati alla festa, quest’anno mi è invece parso che dalla festa si sia purtroppo passati alla paura e alla disperazione.

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