Mi rendo perfettamente conto che la mia maniera di fare il cristiano e il prete è molto profana, infatti io mi lascio coinvolgere dalla politica, mi ribello alla burocrazia del Comune, mi indigno perché quattro gatti a Venezia starnazzano come le oche del Campidoglio per le “grandi navi” che entrano in punta di piedi in bacino San Marco per “versare” un sacco di dollari alla città (è facile immaginare quanto possano spendere tre, quattromila persone in crociera e quali vantaggi ne abbia la città), come posso accettare che sindaco, giunta e consiglio comunale si lascino condizionare da questa gente irrequieta e campata in aria?
D’altronde, come posso starmene zitto ed in pace quando, essendosi aperta una piccola voragine in “via dei 300 campi”, strada percorsa ogni giorno da centinaia di bisognosi che vengono al “don Vecchi” per chiedere aiuto, quando ho richiesto l’intervento del Comune (1° aprile 2013), mi sono sentito rispondere: “Il Comune non ha soldi, bisogna attendere fino al 25 maggio per vedere se possiamo racimolare qualche euro; a quella data vi sapremo dire se possiamo intervenire o no”.
A me pare che un cristiano, e soprattutto un prete, non possa starsene a giocherellare con qualche avemaria, o a filosofeggiare sul sesso degli angeli!
Talvolta mi capita di leggere il pensare dolce, soave e mistico di miei colleghi; di primo acchito quasi mi sento un pesce fuor d’acqua, però un momento dopo mi ribello al pensiero di un cristianesimo angelicale, avulso dai problemi reali della vita.
Il nostro nuovo Papa mi ha confortato alquanto quando disse che i preti devono “odorare da pecore”, perché devono essere totalmente coinvolti dalla vita e dalle vicende del loro “gregge”.
Talvolta sono un po’ preoccupato per la mia solitudine ideale, ma poi decido, ancora una volta, di essere cristiano e prete che “puzza” dei problemi della sua gente.