Credo che la mia esperienza e la mia marginale collaborazione al servizio pastorale nei riguardi degli ammalati del nuovo ospedale siano definitivamente terminate.
In verità, da come erano impostate le cose, pensavo che la fase di transazione e di provvisorietà sarebbe durata molto più a lungo. Invece la soluzione è arrivata improvvisa, dall’oggi al domani, anche se del definitivo mi sembra non ne abbia neanche l’ombra.
Un sacerdote polacco, in Italia per motivi di studio e con una destinazione ben precisa è stato pregato di coprire per un anno la funzione di sacerdote assistente religioso nel nuovo ospedale.
La soluzione a me non convince per nulla, tutto mi fa pensare che essa sia una toppa, forse nuova, forte, intelligente e generosa, però sempre una toppa in un vestito talmente lindo e leggero, da ricordarmi il monito evangelico che mette in guardia da soluzioni del genere e che invita a metter il vino nuovo su otri nuovi.
Non voglio però minimamente imbarcarmi su discorsi del genere che riguardano il governo della chiesa e dei “generali” che predispongono le strategie pastorali; io sono vecchio, io non centro e se ho un ruolo è quello di pregare, soffrire e semmai riflettere a voce alta o con la penna.
Mentre mi fa riflettere e soffrire il fatto che il clero mestrino non si sia fatto carico di questo problema, così delicato ed importante e rimanga alla finestra a guardare, come capita per la cultura, l’arte, lo sport, la politica, il mondo del lavoro, la scuola e i mass-media, rinchiudendosi nel fortino della sacrestia, del catechismo e della liturgia.
So che lo Spirito Santo arriva improvviso e forte, solamente mi piacerebbe avere tempo per vederlo arrivare e squarciare le mura del cenacolo!