Questa settimana, non quella segnata sulla data ma quella in cui sto scrivendo, è caratterizzata da una situazione politica che non vorrei definire amara ed inconcludente, ma veramente disastrosa ed apocalittica. Il parlamento a cinquantacinque giorni dalle elezioni non ha un barlume di idee concrete per dar vita ad un governo e per di più ha bruciato sull’altare della faziosità uomini come Marini e Prodi, e ha fatto ballare sulla passerella delle ipotesi Rodotà, la Bonino, la Cancellieri, Amato e qualche altro, per finire ad andare a pietire ai piedi del bisnonno Napolitano perché “smontata la sveglia” non sanno più ricomporre i suoi pezzi.
Gli attori di questa commedia – ma sarebbe meglio dire tragedia nazionale – sono più di uno perché sono saliti sul palco tutti i capibanda dei quali sono composti i partiti del nostro Paese. Uno però, degli attori principali, che fino a qualche settimana fa intratteneva il pubblico italiano con tanta sicumera, è stato Bersani. Pur non avendo mai apprezzato più di tanto la scuola da cui proveniva e le frequentazioni giovanili, m’era parso che avesse messo giudizio, guidasse con una certa autorità il suo grande partito, tanto che, pur non avendolo votato direttamente, ho tentato di mettergli accanto il professor Monti, che mi sembrava avesse i piedi per terra e conoscesse meglio le regole dell’economia.
Improvvisamente il palco gli è crollato addosso: s’è scoperto che il partito che guidava era come la statua sognata da Nabucodonosor: testa d’oro, petto e braccia d’argento, ventre di bronzo e piedi, purtroppo, di ferro e argilla. Al primo scossone tutto s’è frantumato e il mondo intero che l’aveva incensato s’è accorto che ha sbagliato tutto!
Mi hanno detto che Bersani ha poco più di sessant’anni, troppo presto per andare in pensione! In questi giorni sono tornato più volte a riflettere sul dramma di questo povero uomo. Pareva che fosse arrivato finalmente il suo momento, quel momento sognato da una vita, ma la bolla iridata di sapone gli è scoppiata in mano, punta dallo spillo di rancore verso Berlusconi, il nemico di sempre.
Questa sera ho pregato per Bersani, spero che il Signore gli offra un altro motivo per cui vivere. Veltroni voleva andare in Africa, Bertolaso, della protezione civile, c’è andato. “Forza Pierluigi, ci sono ancora tante cause valide per cui impegnarsi; tu qualità ne hai, volta pagina e spendi finalmente le tue risorse in un ambiente più sano! Ne hai diritto e dovere!”