Mestre, terra di missione senza missionari

Qualche settimana fa ho scoperto un nuovo settimanale di matrice cristiana: “A sua immagine” e l’ho presentato ai miei amici descrivendo i pregi e i limiti di questo periodico che calca le orme del più famoso e diffuso “Famiglia Cristiana”. In quella occasione mi sono permesso di aggiungere qualche nota sul primo e sul secondo settimanale.

Famiglia cristiana in questi ultimi anni ha avuto un calo considerevole di copie, si presenta con una veste tipografica e con un’impostazione redazionale più sofisticata e soprattutto s’è decisamente schierata a sinistra.

Il nuovo periodico invece è di taglia più popolare, presenta il commento della liturgia quotidiana, pubblica a puntate un romanzo di ispirazione religiosa e soprattutto presenta una serie notevole di testimonianze di persone del nostro tempo che parlano apertamente della loro fede. Un limite mi pare sia quello di presentare articoli un po’ prolissi e il “mistero” della dicitura sulla copertina della rivista: “La rivista ufficiale Rai 1”! Penso che utilizzi il materiale usato nella rubrica di carattere religioso che viene trasmessa ogni domenica da quel canale televisivo.

Questa settimana però è apparsa in edicola un’altra rivista: “Credere”. Stesso formato, stesso contenuto, anch’essa edita dalle Paoline, come Famiglia Cristiana.

Mi ha alquanto stupito questa sovrapposizione diretta alla stessa frangia di lettori. Quanto non sarebbe stato più opportuno che questi periodici si rivolgessero a pubblici diversi, o si accorpassero per abbattere i costi e migliorare i contenuti!

Purtroppo il mondo cattolico non pare avviarsi alla sinergia oggi estremamente necessaria. Ci sono mille ordini religiosi, talora sparuti, che si fanno concorrenza e sopravvivono stentatamente offrendo contenuti e proposte scadenti. La stessa cosa sta avvenendo ora per i settimanali.

Questa “scoperta” non esaltante mi ha portato a pensare ai periodici parrocchiali della nostra città, ove il degrado è desolante e la sovrapposizione ancora più assurda. La ventina di periodici parrocchiali a fatica può interessare, molto marginalmente, solo una frazione della stessa piccola parte di praticanti, offrendo loro informazioni e proposte di infima qualità e pochissimo appetibili.

Per me è angoscioso pensare che al massimo il 15 per cento dei concittadini vengono raggiunti o dalla predica domenicale del parroco o dal foglietto parrocchiale. Mi chiedo come si concilia il discorso di Gesù della “pecorella smarrita con l’85 per cento dei cristiani oggi assolutamente abbandonati a se stessi. Che non sia mai venuto in mente alla dirigenza di stampare un periodico, pur modesto, perché sia mandato, ogni settimana ad ogni famiglia della città! Spero che non si perda anche l’occasione dell’anno della fede per realizzare qualcosa del genere!

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