La tentazione della Carinzia

La sera ceno verso le sette e mezza, ceno da solo, cosicché mi concedo la compagnia della televisione, dato che è possibile fare una cosa e l’altra contemporaneamente.

A quell’ora la Tivù di Stato trasmette, sul terzo canale, il giornale radio del Veneto, che dura una ventina di minuti. Qualche sera fa riferiva circa un convegno di imprenditori del Veneto i quali esponevano le difficoltà che tutti conosciamo perfino troppo bene e per esperienza diretta. C’era uno, in particolare, di questi imprenditori, una persona semplice ma intelligente, che si era tirato su un’industria dal nulla, che confessava la sua intenzione di traslocare oltre confine, nella vicina Carinzia. Il suo discorso era talmente limpido e convincente che, pensando al “don Vecchi 5” (per l’inizio del quale abbiamo presentato il progetto il dieci agosto dello scorso anno senza aver ottenuto ancora la concessione edilizia), che m’è venuto da dire: “traslochiamo anche noi in Carinzia la `nostra industria’ per i vecchi!”. In Carinzia la luce costa meno, si pagano meno tasse ed in un paio di mesi si possono ottenere i permessi per aprire un’industria, non una struttura di carattere sociale!

La Fondazione, che vuol costruire una struttura per gli anziani in perdita di autonomia, è una ONLUS, perciò un ente riconosciuto ufficialmente come non lucrativo, ha avuto tutta la disponibilità e l’appoggio dell’assessore Micelli, ha dimostrato sul campo di “battere tutti” a livello economico, sociale ed umano; può offrire degli esempi riconosciuti da tutti come validi e all’avanguardia. Per di più ora che la situazione dell’edilizia è, a dir poco, tragica, la richiesta di risposte alle urgenze del mondo degli anziani è enorme, la necessità di abbattere i costi di gestione ormai insopportabili per la nostra società è altrettanto evidente. Nonostante ciò la macchina burocratica rimane legnosa, macchinosa, borbonica, impossibile!

Tra le urgenze assolute per il bene del nostro Paese c’è certamente quella di smantellare, semplificare e riqualificare tutto l’apparato burocratico, autentica piaga sociale dello Stato e del parastato italiano. I tecnici del Comune di Venezia ci hanno messo otto mesi – dico otto mesi – per approvare il progetto. Il 26 marzo è arrivato finalmente l’OK tecnico, ora stiamo a vedere il tempo che ci s’impiegherà per avere quello politico-amministrativo. Il progetto deve passare ancora in Quartiere, in Pregiunta, in Giunta ed infine in Consiglio comunale! Volete che non venga voglia di traslocare in Carinzia, in Slovenia, in Serbia o in Polonia?

Come comprendo e condivido il parere del piccolo imprenditore veneto!

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