Quest’anno, nel periodo di Pasqua, non stavo bene: una brutta influenza ha fiaccato le mie forze fisiche ed intorpidito la mia mente. Tante, forse troppe volte, ho confidato ai miei amici che all’approssimarsi delle festività più importanti del calendario cristiano mi prende un grande tormentone perché, avendo coscienza del messaggio veramente importante che esse offrono anche all’uomo di oggi, trovo molta difficoltà, quando tento di calarlo nella sensibilità della nostra società perché diventi fonte di speranza e di salvezza.
Quest’anno alle difficoltà di sempre si è aggiunto questo torpore mentale dovuto al malessere dell’influenza. Nella mia riflessione era, si, germogliato qualche virgulto di verità, pur fragile e timido, che sembrava potesse offrire un apporto importante alla freschezza e all’attualità del messaggio evangelico, però ancora una volta mi sono imbattuto nelle difficoltà di sempre.
Avevo intuito che ogni volta che la Chiesa ci impone la lettura della Passione, durante la settimana santa, d’istinto e per tradizione si è portati ad assistere, pur con rispetto ed attenzione, al racconto della passione, morte e resurrezione di Cristo, che riassumono l’intervento con cui Cristo ci apre le porte alla speranza sugli sbocchi positivi della nostra vita, però nell’atteggiamento di chi ascolta il racconto di una storia importante e coinvolgente però avvenuta due millenni fa, della quale al massimo noi siamo chiamati a far memoria.
La luce invece che mi si è accesa quest’anno, è che questo racconto ci offre la chiave di lettura di una realtà esistenziale in cui siamo direttamente coinvolti e che ce ne fa protagonisti comunque. Oggi sono chiamato a leggere, riconoscere e vivere negli eventi del 2013 e nei personaggi attuali, i comportamenti positivi e negativi vissuti tanti secoli fa dai protagonisti della passione, morte e resurrezione di Gesù.
Quello che è importante, anzi determinante, è la capacità di leggere, vedere e vivere il mistero cristiano nella vita degli uomini del nostro tempo, sui quali ci informano ogni giorno i mass media. E’ doveroso conoscere la passione, morte e resurrezione che 2000 anni fa hanno aperto l’animo dell’uomo alla speranza e alla salvezza, ma è assolutamente necessario che si sappiano riconoscere questi misteri nel tempo presente, che ci si senta coinvolti e si sia coscienti della “parte” che stiamo svolgendo in essi. Ognuno deve domandarsi: “Sono proprio io che scelgo il mio ruolo nel “mistero cristiano” o è invece la realtà della vita ad assegnarmelo? Perché, se così fosse, correrei il pericolo di trovarmi senza volerlo nei panni di Pilato, di Erode, di Giuda, piuttosto che in quelli di Giovanni, di Maria, della Veronica, della Maddalena!».
Ho tentato di passare questo messaggio assolutamente importante, ma l’ho fatto in maniera goffa e, temo, incomprensibile. Ritento perciò, con questo mio scritto, di farlo meglio, però non so se con miglior risultato.