Ho letto un’affermazione che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere. In un libro di meditazione l’autore diceva che l’uomo è come l’acqua di una sorgente che sgorga dalla roccia e scende verso la pianura. Se quest’acqua è incanalata diventa energia e si trasforma in luce, altrimenti finisce per imputridirsi nella palude melmosa.
Ho pure letto un’altra storiella ancora più convincente, che non ricordo bene, ma che diceva pressappoco così. Il Signore versa ogni giorno sul conto corrente personale di ogni uomo un importo consistente che però deve essere speso entro la giornata, altrimenti va bruciato come avviene ogni giorno quando in banca si registrano le perdite senza che l’intestatario abbia deciso e fatto alcuna operazione. Morale: il buon Dio ogni giorno offre ad ogni uomo una “somma” consistente di intelligenza, di amore, di possibilità, ma se questa somma non la si impiega in maniera fruttuosa a mezzanotte il versamento va sprecato e non aumenta il conto in banca.
Gesù ha annunciato questa verità attraverso la parabola dei talenti, affermando che l’uomo che ha sepolto il suo talento, non solo non riceve alcun premio, ma anzi va castigato.
Oggi le persone sagge denunciano, preoccupate, e talora giustamente sdegnate, gli sperperi colossali che avvengono nella nostra società. Migliaia e migliaia di tonnellate di pane, agrumi, verdura e di ogni altro genere alimentare, che potrebbero sfamare popoli interi, vanno sprecate.
Ebbene, quando penso ai miei concittadini – pensionati, casalinghe, persone che non fanno lavori logoranti, che hanno un orario di lavoro ridotto, che sono intelligenti, capaci, forti, e che lasciano che la loro ricchezza umana si imputridisca nella palude melmosa, o sia “bruciata” dall’inerzia e dall’egoismo, mi viene da disperarmi! Quante volte i miei appelli cadono nel vuoto! Quante volte tanta gente continua a perder tempo e a buttar via questi meravigliosi doni di Dio!
Si, ci sono anche persone che fanno autentici miracoli, che “fanno fiorire il deserto”, ma ce ne sono fin troppe che si chiudono in un egoismo che le distrugge senza che se ne accorgano.
Al “don Vecchi” abbiamo scoperto un “filone d’oro” col quale potremmo distribuire ogni giorno quindici-venti quintali di frutta e verdura ed arrischiamo che vadano perduti, mentre tanti ne avrebbero estremo bisogno, perché in una città di duecentomila abitanti non riusciamo a trovarne una decina che si renda disponibile a dare una mano ai poveri e a guadagnarsi il Paradiso a buon mercato!