Da sempre, lo voglia o no, mi lascio coinvolgere dalle esperienze che vado facendo. Non riesco a stare alla finestra a guardare stupito, curioso, sornione o disinteressato; sento la necessità di scendere nella mischia, desidero vederci chiaro, sono costretto a cercare argomenti per prendere posizione.
Il cardinale Martini ha scritto che dentro il cuore di ogni uomo c’è il credente, ma c’è pure l’ateo che obbietta, che mostra l’altra faccia della medaglia, ed ha pure aggiunto che non è opportuno cacciare il miscredente, perché è quello che ti purifica, ti costringe a mettere a punto il problema, che ti obbliga a motivare, da un punto di vista esistenziale e razionale, le tue scelte sulle varie problematiche della vita.
A proposito di tutto questo ritorno ancora una volta sul messaggio pasquale della Resurrezione di Cristo, pegno della nostra sopravvivenza e della vita eterna. Il laico, il miscredente che è in me, lo voglia o no, sta là ad insistere: “La tua presunta fede sulla vita eterna è immotivata, la risposta cristiana è solamente consolatrice, nessuno è mai tornato dall’aldilà per attestarne l’esistenza, al massimo l’uomo sopravvive nella specie, ma non a livello personale”.
La rivelazione mi aiuta a supporre l’esistenza dell’altra sponda, però non mi offre una prova apodittica determinante. L’elemento che convince me ad accettare la scelta cristiana dell’esistenza dell’altra vita è che ci sarà finalmente una risposta esaustiva a tutte le mie attese, che possiederò finalmente una felicità, un amore ed una verità totale. Tutto questo me lo garantisce un istinto profondo e primordiale connaturato alla mia stessa esistenza, la quale non ha bisogno di dimostrazioni razionali per confermarmi il mio esistere, coscienza che mi assicura che c’è l’altra sponda, che la vita non sbocca nella morte, che il mio tendere, il mio cercare, la mia fatica, non sono una beffa ed una illusione che la morte spazza via in un sol colpo ed in maniera inesorabile.
Ho visto un film su Cristoforo Colombo. Il navigante genovese aveva percepito nel profondo che ci doveva essere un’altra sponda, quella che lui aveva chiamato Indie. Contro tutto e contro tutti riesce ad armare le sue tre caravelle, ad ingaggiare una ciurma che lo segue poco convinta e a prendere il mare verso una sponda che nessuno aveva mai visto ed alla quale nessuno era mai arrivato. La razionalità libresca era di certo contro di lui. Ricordo un momento terribile quando, dopo settimane e settimane di navigazione, Colombo ha davanti solamente cielo e mare infido. La ciurma ha paura, è tentata di ammainarsi, lui pure ha dubbi atroci mentre guarda l’orizzonte sconosciuto e misterioso, ma decide di proseguire e di giocarsi tutto, nell’intuizione che supera la logica banale di tutti gli altri.
Io pure, vecchio, stanco, dubbioso, avverto di dover ascoltare il credente che è nel profondo del mio essere e punto sul positivo, sulla resurrezione, sulla sopravvivenza e sulla vita eterna. La pensino pure come credono gli altri, ma io gioco la mia vita e credo all’angelo che duemila anni fa disse alle donne: «Egli è risorto e non è più qui, lo incontrerete più avanti!».