Il pericolo!

Queste note le ho buttate giù il giorno di “Pasquetta”, giornata di pausa e di ripensamento sul “mistero” pasquale. Quest’anno due esperienze mi hanno messo in allarme circa la mentalità con cui l’annuncio della Resurrezione viene recepito da tanta gente credente e non credente del nostro tempo. Da queste ho avuto la sensazione che c’è attualmente una mentalità che svuota letteralmente il grande messaggio e lo rende poco più che banale.

Prima esperienza: mentre mi recavo in macchina in chiesa per celebrare la messa di Pasqua, ho sentito il solito Pannella, logorroico all’ennesima potenza, che terminava uno dei suoi soliti sproloqui augurando agli ascoltatori di Radio Radicale: «Buona Pasqua!» Mi sono domandato subito: “Che cosa significa la Pasqua cristiana per Pannella?”.

Seconda esperienza, più drammatica e seria della prima: una madre molto anziana ha perduto una figlia e da mesi piange disperata sulla morte della sua creatura. Sorridere e stupirsi sull’augurio di Pannella è facile, non comprendere il dolore di una madre è impossibile anche per un non credente.

Con parole affettuose ho tentato di consolare questa donna dimostrandole affetto e comprensione, però mi è sembrato che le parole di conforto sortissero l’effetto opposto da quello desiderato, perciò feci appello alla sua fede dicendole che lei, essendo molto anziana, avrebbe reincontrato sua figlia quanto prima.

Niente! Allora mi sono posto la questione di fondo: “che cosa rappresenta la Pasqua per la gente di oggi, sia per chi non crede, come Pannella, sia purtroppo, anche per chi crede, come la mia coinquilina”.

Gli auguri e le feste di Pasqua sono comunque una cosa gradevole, magari che ogni giorno fosse la festa di Pasqua! La Pasqua cristiana è però tutt’altra cosa: essa è il messaggio che la vita è un cammino verso la Terra Promessa, la casa del Padre, che la vita ha una meta raggiungibile che giustifica la fatica, la sofferenza e soprattutto la ricerca di una felicità completa.

Da sempre vado ripetendo che la nostra vita è, tutto sommato, un bel dono, è un’esperienza e un’avventura che vale la pena di essere vissuta. Quante cose belle non incontro nel mio vivere! E quanto ancora più felice potrei essere se fossi più saggio e se ascoltassi di più gli insegnanti del Vangelo!

Però debbo pur dire che quello che ho trovato e quello che trovo tutt’oggi quaggiù non mi basta. Ho bisogno di assoluto, di pienezza, di sicurezza. Sono d’accordo con sant’Agostino quando dice: «E’ insoddisfatto, Signore, il mio cuore, finché non riposerà in Te». Questa è la Pasqua cristiana, mentre quella di Pannella e della mia coetanea è solamente una patacca dorata ma senza valore.

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