Durante il pomeriggio del giorno di Pasqua mi sono concesso il lusso di un po’ di televisione. Il cimitero ha chiuso, come ogni anno, alle 12, motivo per cui nel pomeriggio non avevo la preoccupazione di chiudere la mia “cattedrale”, né avevo altre urgenze.
Alla domenica pomeriggio si concentrano contemporaneamente tre programmi che, per motivi diversi, mi interessano quanto mai: “L’arena”, condotta dal bravo Giletti, “Mezz’ora” della Annunziata, passionale ma acuta, e “Alle falde del Kilimangiaro”, un programma con cui la bella Licia Colò, donna accattivante e piena di fascino, presenta in un piatto d’oro le più splendide bellezze di quel nostro mondo che gli uomini non sono ancora riusciti a distruggere.
Optai, pur con qualche perplessità, per Giletti, ma arrivai un po’ tardi perché il pisolino pomeridiano si prolungò più del solito, appunto perché ero disteso e non avevo urgenze. Giletti intervistò per prima Dori Ghezzi, ed in quella occasione appresi che era la vedova del cantastorie Fabrizio De André, il cantautore che assieme a Branduardi ascolto molto volentieri perché le loro canzoni sono talora piene di sentimento, talaltra sornione, dolcemente ironiche, ma sempre cariche di una calda umanità. Della Ghezzi ho ammirato l’intelligenza, l’amore fedele per il suo Fabrizio e la dedizione assoluta con cui lo ha accompagnato fino alla fine. M’è parsa una donna vera, ricca di umanità e di talento.
Poi Giletti ha intervistato il cantante Gigi D’Alessio, un giovane del sud che per seguire la sua “vocazione” spese ogni suo avere, cosciente d’avere un talento e qualcosa di valido da offrire al nostro pubblico. Mi piacque quanto mai la delicatezza, la convinzione e la tenerezza con le quali ha parlato della sua giovane sposa e della sua bambina. Credo di non aver mai sentito, in nessun corso di preparazione al matrimonio, o di spiritualità matrimoniale, parlare in maniera così convinta, pulita e convincente del matrimonio e della sacralità dell’amore sponsale. Oltre a questa seria testimonianza D’Alessio dimostrava la sua solidarietà regalando un pianoforte ad un collega fallito: un gesto fatto con modestia, ma pure con assoluta convinzione, senza vanto, senza rispetto umano.
La terza intervista Giletti l’ha fatta ad un attore che, a quanto mi dice suor Teresa, è quanto mai noto e professionalmente valido. Il giornalista ha chiesto – così di passaggio, quasi fosse un elemento marginale e non pertinente – di dire qualcosa sulla sua fede. E questo signore, di cui s’avvertiva il talento e la bravura, ha risposto con candore e spontaneità: «Per me la fede è un punto di forza, un supporto di fondo nella mia vita e nella mia professione». Dire queste cose in sacrestia è facile e scontato, ma affermarlo in un ambiente laico, scettico e pieno di compromessi di ogni genere, è veramente edificante.
La mia Pasqua di quest’anno è stata bella anche perché ho incontrato questi testimoni credibili del Risorto i quali, pur senza volerlo, mi hanno fatto intravedere il Suo volto.