Due anni fa mi trovavo sul tavolo operatorio di una clinica universitaria di Padova per l’asportazione di un rene quando, avendomi chiesto, prima dell’intervento, la data di nascita, l’équipe chirurgica scoprì che era proprio il giorno del mio compleanno. Mi fecero gli auguri e non so se per il loro augurio o per la bravura di questi operatori sanitari, la cosa mi andò bene.
A distanza di due anni qualche giorno fa mi ritrovai nella stessa situazione, per qualcosa di meno grave, ma non meno preoccupante, mentre infatti, un’altra volta, aspettavo il mio ottantaquattresimo compleanno. Non ebbi gli auguri, che non mi spettavano, ma fortunatamente, una volta ancora, provai l’affetto di questa cara e brava gente che con generosità e competenza continuava ad offrirsi come strumento della bontà del buon Dio per continuare a far miracoli.
In quella occasione, mentre i singoli operatori adempivano alle operazioni di rito – misura della pressione, preparazione dell’analgesico, disposizione della strumentazione, ebbi modo di ringraziare ancora una volta il Signore per la bravura, ma soprattutto per la calda umanità che questa gente usava verso questo povero vecchio, trattandomi come fossi un giovane ed illustre personaggio. Ringraziai il Signore d’abitare in questo Veneto dove l’apparato sanitario è quanto mai efficiente. Pensai infatti: “Se abitassi in Africa, di certo sarei stato destinato a morte sicura”, ed infine ringraziai soprattutto il Signore non solamente perché questa cara gente mi ha finora salvato la vita, ma soprattutto perché mi ha salvato dalla disperazione.
Nell’attesa dell’operazione avevo letto il quotidiano, con le notizie sul caos e la desolazione della classe politica che di fronte alla crisi economica, all’angoscia per la disoccupazione galoppante, continua a bisticciare, a rifiutare l’accordo. Avevo ancora letto del malaffare della Mantovani, oggi emergente ma che, in realtà, è solamente un campione di una società economica e produttiva in disfacimento.
Di fronte a tutto questo, poter incontrare persone sane, operatori competenti, impegnati e scrupolosi, efficienti e capaci, che pur trovandosi da mane a sera in contatto con malati di tutte le età, mi trattano con rispetto e attenzione come fossi l’unica persona per cui preoccuparsi ed intervenire, mi ha riempito il cuore di ammirazione e di speranza.
Nel nostro mondo non ci sono solamente ladri, arruffoni, imbroglioni di ogni specie, politicanti corrotti, maneggioni e speculatori, ma in ogni comparto della società c’è ancora tanta gente bella, sana, competente, generosa e umana. Tutto questo mi ha riempito il cuore di serenità e mi ha rassicurato che vale la pena di unirsi ad essa, perché nel mondo non muoia anche la speranza.