Pensieri “in congelatore”

La gente è buona con me. Se penso che fra le migliaia di persone che ogni settimana leggono “L’incontro” (ne stampiamo cinquemila copie ogni settimana) finora non ce n’è stata una sola che mi abbia detto: «Don Armando, lei è in ritardo sul tempo con le sue riflessioni»! Mi pare questo un atto di immensa gentilezza.

Le mie riflessioni sulla vita, quando va bene, sono in ritardo almeno di un mese ed oltre. Perché? Non è che pensi e reagisca a scoppio ritardato, anzi la mia emotività è rapida, anzi immediata. Il mio ritardo sul tempo, però, è dovuto a tre motivi diversi.

Il primo è tecnico. La filiera attraverso la quale il settimanale vede la luce è laboriosa e lenta: giornalisti che hanno mille altre occupazioni; inserimento in computer e correzione dei testi (li fa una signora che ha casa, marito, figli e nipoti); impaginazione da parte di almeno quattro tecnici (che hanno una loro occupazione e quindi nel dopocena compongono un pezzetto per ciascuno e poi lo assemblano); suor Teresa che “traduce” il tutto in striscioline con cui io compilo il menabò; ricorrezione dei testi ed infine il capotreno, signor Giusto (che si occupa di mille e una cosa) che inserisce le foto. Poi c’è la stampa, la piegatura e la distribuzione. Vedete quindi che il percorso è lungo e tortuoso!

Seconda cosa: io sono vecchio e, per la mia età, sono sovraoccupato; ho anche il limite che se mi trovo all’ultimo momento senza aver buttato giù i miei pensieri, mi paralizzo e vedo buio davanti a me.

Terzo: sono convinto che ciò che “ha consistenza” non teme il passare del tempo. Il prof. Angelo Altan, mio insegnante in liceo, ci diceva che lui, per scelta, leggeva “Il Gazzettino” almeno una settimana dopo la sua uscita perché così le notizie si decantavano e vedeva subito quello che valeva la pena leggere.

Quindi “confesso a Dio e a voi fratelli” che le cose stanno così e perciò non mi è proprio possibile fare altrimenti. Gli argomenti che tratterò questa settimana sono tutti abbastanza lontani e già abbondantemente “bruciati” per i mass media normali. Però vi dico, in confidenza, che io non mi sono mai preoccupato e non voglio preoccuparmi dell’opinione pubblica, della moda, dei ritmi dei mass media; io desidero confrontarmi con la mia gente sulla vita e su quello che vi accade, sperando così di offrire un piccolo contributo perché ognuno ne possa trarre qualcosa di utile e vantaggioso. Tutto questo non mi costa fatica e per di più non mi par poco.

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