La fortuna de “I tempi supplementari”

L’arrivo della raccolta del “Diario di un vecchio prete, anno 2012” sta destando nel mio animo una folla di sensazioni tanto diverse e spesso sorprendenti. La più forte e la più immediata di fronte al volume estremamente “pesante” – sia per la carta adoperata dal tipografo che perché conta ben 396 pagine – è quella di constatare quanto sia stata mai ardita e forse azzardata la decisione di scrivere tanto e su tanti argomenti, nonostante la consapevolezza dei miei limiti culturali ed anagrafici. Le imprese ardite si addicono ai giovani piuttosto che ai vecchi come me.

La sensazione seguente è stata poi quella di pensare: “Chi vuoi mai che abbia voglia di leggere un malloppo non solo “pesante” a livello di bilancia, ma ben più a livello di stile e di contenuti?” Sono ancora sufficientemente lucido per rendermi conto della ripetitività dei discorsi, del fatto che gli argomenti spesso trattano temi marginali alla vita di oggi e che, al più, riguardano il mondo paraecclesiastico. E poi capisco che la prosa è poco brillante e piuttosto aggrovigliata, nonostante la “mia maestra” Laura Novello, inserendo i testi in computer, sudi sette camicie per rispettare la sintassi, la grammatica e dipanare certi discorsi troppo contorti.

Nonostante tutto questo, mi accorgo con estrema sorpresa che il volume “tira bene”: in quindici giorni sono state “acquistate” quasi trecento copie delle cinquecento stampate. Mi vien da pensare che la foto di copertina, con quella “nuvola” di capelli bianco-latte e il titolo sportivo “Tempi supplementari”, abbia finito per destare la curiosità dei mestrini.

Ora poi che “La nuova” ha avuto l’amabilità di dedicarmi un’intera pagina di critica, mettendo in luce soprattutto gli spigoli più acuti del mio carattere e delle mie prese di posizione e quel pizzico in più di libertà che normalmente mi permetto sul diffuso disinteresse, sull’appiattimento e sulla rassegnazione dell’opinione pubblica del clero veneziano, credo che ben presto i volumi saranno esauriti. I miei concittadini però, e soprattutto i miei superiori, possono andar tranquilli perché non corrono il pericolo di una ristampa, se non altro per il costo!

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