Ho confidato, anche nel passato, il mio sconcerto nell’apprendere che i giovani di oggi praticamente rifiutano il matrimonio.
Quando ho letto che anche nel patriarcato di Venezia ormai i matrimoni celebrati con rito civile superano di gran lunga quelli religiosi, sono stato pressoché interdetto, perché fino a trent’anni fa si contavano sulle dita di una mano quelli civili.
Ora, non so se per la moda, per paura di un vincolo stabile, per motivi economici, per rifiuto dei corsi prematrimoniali obbligatori o per assoluta indifferenza religiosa, stanno diventando mosche bianche i giovani che si sposano in chiesa. Ma da quanto ho potuto capire attualmente sono entrati in crisi anche i matrimoni celebrati in Comune da qualche funzionario munito di fascia tricolore.
L’ultima moda sembra essere quella della convivenza. Purtroppo constato che “saltano” in ugual misura sia quelli religiosi che i civili, ed ugualmente le convivenze. Anche le unioni nuziali e quelle similari sembrano galleggiare su “valori liquidi” estremamente mobili e di nessuna consistenza.
In una situazione del genere venire a sapere che una ragazza un po’ attempata e che non ha brillato proprio per moralità, si è sposata in chiesa, dovrebbe fare enormemente piacere ad un vecchio prete come me che, anche in queste cose, si rifà fatalmente al suo “piccolo mondo antico”. Invece no! Quando una mia fedele, avanzata negli anni – ma non troppo – mi ha chiesto: «Non ha letto, don Armando, che la Marini, quella dei film erotici di Tinto Brass, si è sposata?», ho risposto di no, perché certo io non leggo mai queste notizie di cronaca (non so se definirla rosa o nera). Lei soggiunse, scandalizzata ed indignata: «S’è sposata, e in Vaticano!» (penso abbia voluto dire “in San Pietro”, madre di tutte le chiese). E poi, con un affondo finale: «Dio sa quanto avrà pagato!».
Io devo essere l’ultimo a scandalizzarsi per la “pecorella smarrita” o per il “figliol prodigo”, però penso che un po’ di discrezione per queste cose e per questi personaggi ci vorrebbe proprio! Con tante chiese che si trovano ovunque, quel prete che l’ha preparata al sacramento nuziale penso che avrebbe potuto suggerirle di entrare in chiesa in punta di piedi e senza l’abito bianco.
Spero tanto che non c’entrino i soldi, però credo che il buon Orazio abbia ancora ragione, quando afferma che “ci sono certi limiti al di qua e aldilà dei quali non c’è il giusto”. Ora non vorrei proprio apprendere che ci sia anche di mezzo un vescovo o, peggio ancora, un cardinale!