Nota della redazione: questa riflessione è stata scritta diverse settimane da e ora il volume “Tempi supplementari” è disponibile nella Chiesa del cimitero, al don Vecchi, all’Angelo e in tutti i luoghi indicati nei vari numeri de L’Incontro.
Oggi ho stilato una “nota d’autore” come prefazione del nuovo volume “Tempi supplementari”, che raccoglie il diario dello scorso anno. Lo anticipo all’uscita dell’ultima raccolta delle mie riflessioni quotidiane, perché penso che, tutto sommato, faccia il punto della mia vita di vecchio prete che spesso ritorna con nostalgia e rimpianto al suo passato, ma che non si è ancora arreso e desidera spender al meglio quel poco che gli resta, perché vorrebbe che “la morte lo incontrasse ancora vivo”.
Per evitare l’ulteriore disagio che provo ad offrire ai miei concittadini delle riflessioni povere, disadorne e spesso scontate, avevo trovato il coraggio di chiedere ad una cara collaboratrice de “L’incontro” di presentare brevemente il mio “diario” del 2012 e lei, con amabile gentilezza, aveva accettato di farlo. Poi però, ancora una volta, vi ho rinunciato perché sono certo, che per farmi piacere, avrebbe usato parole care e avrebbe taciuto sui limiti dei miei pensieri, sulla loro ripetitività e soprattutto sulla loro notevole modestia perché essi non hanno un supporto culturalmente adeguato.
Quindi, sperando di avere ancora sufficiente lucidità nel conoscere i miei limiti, ho preferito ancora una volta essere io, pur arrossendo, a motivare la mia scelta di raccogliere in questo mio ultimo volume le riflessioni che ho maturato lungo i giorni dello scorso anno.
Forse la mia è una delle tante illusioni, o peggio ancora una presunzione, pensare che siano così rare le voci libere nella nostra città e pure nella Chiesa locale, che abbiano la voglia o l’ardire di offrire, seppure con rispetto ed amore, il loro contributo anche se un pizzico controcorrente dall’opinione prevalente e credere doveroso da parte mia compiere questo “servizio” pur sapendolo non sempre ben accetto.
Ripeto che il mio pensiero è nato nel secolo scorso e perciò risente, oltre che della sua vecchiaia, anche, ripeto, del limite di un prete che è vissuto sempre ai margini ed in periferia, che si è impegnato da “manovale” nelle cose della Chiesa e che non ha quasi mai frequentato “i salotti” della cultura laica ed ecclesiale. Non credo proprio di essere espressione del dissenso e della fronda – perché non ho mai inseguito questo obiettivo ma spero di essere almeno la voce della “base”, dei poveri, di quelli che non contano e “tirano la carretta” da sempre. Questo mi basta per motivare l’uscita del volume.
Vi debbo ancora una nota per giustificare il titolo: “Tempi supplementari”.
Fra pochi giorni avrò 84 anni e se questa età non fosse sufficiente per considerarla una “aggiunta” alla vita normale, non saprei proprio quando considerare finiti i tempi regolamentari. Vivo questo tempo, che so breve, con il desiderio di “fare centro”, di non sprecare un solo minuto ed una sola occasione, perché vorrei tanto spendermi tutto, andarmene senza pesi ed ingombri, con assoluta libertà.
Se a qualcuno possono interessare le opinioni di un vecchio prete “libero ma fedele”, eccomi! Se trovate anche qualcosa di buono, sono qui ad offrirvelo di cuore.
don Armando Trevisiol