Un’ottima “predica”

Qualche giorno fa un mio collega più giovane, – credo pur senza volerlo – m’ha fatto un’ottima “predica”, uno di quei sermoni che fanno pensare e mettono positivamente in crisi. Tutto questo non avviene facilmente, perché sono convinto che noi preti, predicatori di professione, siamo maestri nel trovare interpretazioni e scappatoie per cui “stiamo sempre a galla” e ci salviamo nonostante certe posizioni e certi comportamenti siano manifestamente poco conformi al Vangelo.

Vengo alla vicenda che mi ha portato ad ammirare e ad essere quanto mai toccato dal modo di pensare, ma soprattutto di agire, di questo mio confratello.

Gli anziani residenti al Centro don Vecchi di Campalto, dimorano, come qualcuno di loro ha felicemente affermato, “in una prigione d’oro”, ma sempre di prigione si parla perché a causa del traffico forsennato di via Orlanda, a mala pena e con pericolo possono muoversi solamente usando l’autobus; muoversi a piedi o in bicicletta sarebbe un suicidio certo.

Preoccupato anche per l’aspetto religioso, ho fatto due tentativi con due vecchi preti, però per motivi diversi sono andati male. Per grazia di Dio si è praticamente offerto un giovane prete della zona. Io, come comunemente si usa, gli avevo fatto avere una busta con l’offerta, che però egli ha respinto. Per Natale cercai di superare l’ostacolo facendogli avere “il panettone con un’offerta per la sua parrocchia”. Ma questo sacerdote, con una lettera quanto mai nobile ed edificante, mi rimandò l’offerta con queste parole che mi costringono ad una seria verifica personale. Spero di non essere indiscreto pubblicando il motivo del suo rifiuto, ma lo faccio solamente perché penso sia bene che i concittadini sappiano che ci sono anche dei preti di tale rigore, coerenza e delicatezza di coscienza.

Rev. Don Armando,
ho gradito il suo pensiero di riconoscenza, che un suo collaboratore mi ha consegnato la sera di Natale, ma ritorno indietro la somma che lo accompagnava. Non voglio essere scortese nei suoi confronti, e non metto assolutamente in dubbio le sue intenzioni, tuttavia io voglio essere fedele ad un principio che mi sono dato, quello cioè, per quanto è possibile, di fare qualsiasi servizio religioso, senza che esso sia “adombrato” da motivi economici, sia che figurino come offerta – compenso al celebrante o alla parrocchia o ai poveri o a qualsiasi altro scopo. Non entro qui nel discorso, che sarebbe lungo e complesso fare, sulla gestione economica delle parrocchie e sul sostentamento del clero. Sono sicuro che capirà questo mio desiderio.
Mi creda, quel grazie sorridente che gli anziani del Centro mi rivolgono alla fine della Messa, è per me più che sufficiente. A ben pensarci sono io che la devo ringraziare per l’occasione che mi ha dato.

Cordialmente,
29.12.12
(lettera firmata)

Un discorso del genere non può e non deve lasciarmi indifferente. Io finora mi sono comportato nella stessa maniera ogni volta che altri sacerdoti mi hanno chiesto qualche servizio religioso, né mai ho chiesto ai fedeli un centesimo per messe, funerali o matrimoni, però ho sempre accettato e accetto ancora ogni offerta che spontaneamente mi si dà in occasioni del genere, destinandola però interamente alle opere di carità.

Da queste offerte sono nati i Centri don Vecchi ed altre strutture di carità. Ripeto però che mi fa un immenso piacere e mi ha edificato quanto mai il discorso e il comportamento di questo mio confratello, offrendomi un’occasione per una verifica seria e rigorosa delle scelte che finora ho fatto.

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