Come Mosè

Un gruppo di “parrocchiani di adozione” della comunità cristiana del Centro don Vecchi di Carpenedo mi offre, durante l’anno, una collaborazione che è determinante per l’uscita settimanale “L’incontro”. Io mi considero “il presbitero sui generis” di questa “congregazione religiosa” composta da elementi tanto eterogenei per età, condizioni di vita e di pensiero.

Questa piccola comunità di adozione, sostanzialmente cristiana, riesce ogni settimana ad offrire un messaggio che tenta di ispirarsi a quello di Gesù per offrirlo ad una folla di uomini e donne che assomiglia a quella descritta dal Vangelo. Infatti, come ai tempi di Gesù, cinque, seimila persone della nostra città ogni settimana seguono ed ascoltano con grande interesse le nostre “catechesi” sulla proposta di Gesù.

Questo tentativo di evangelizzazione, fatto da cristiani non estremamente acculturati in teologia, i quali riescono, di settimana in settimana, a farsi “ascoltare”, è il “gruppo di ascolto” di gran lunga più numeroso di tutti quelli esistenti in diocesi messi assieme.

Io sono “un povero diavolo di prete” e non tento neppure di indottrinare i miei discepoli perché conosco i miei limiti costituiti dall’età e dalla mia modestia intellettuale, perciò cerco di “formare” i discepoli solamente attraverso la mia testimonianza. Faccio fatica a continuare, ma non smetto ancora sembrandomi un vero sacrilegio chiudere una “scuola di vita” e di fede così attenta e così frequentata.

Ogni tanto mi fisso delle date per “chiudere”, però quando mi avvicino ad esse, pensando alle migliaia di “ascoltatori” del nostro periodico, finisco per procrastinare il termine di questa esperienza che mi pare sia tra le poche che vedo nella nostra realtà cittadina, anche se sento parlare da mattina a sera di nuova evangelizzazione.

Talvolta mi sento come il vecchio Mosè che, amando appassionatamente il suo popolo, tiene le mani alzate in preghiera perché il popolo di Dio non soccomba. Sono grato a questi miei collaboratori che, intuendo la mia stanchezza, finora sostengono le mie braccia che invocano dal Cielo benedizione e grazia per i figli di Dio che incontrano tra continue “battaglie”, difficoltà ed insidie.

Oggi sento il dovere di ringraziare di cuore questi miei amati discepoli che aiutano questo povero prete a servire Dio e la comunità, nonostante la sua stanchezza e la sua vecchiaia.

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