Don Mazzolari ha scritto che certe feste religiose sono come “l’ondata di monta che lambisce, bagna e lava superfici che raramente sono raggiunte dal messaggio di Gesù”. Anche se per Natale e Pasqua non ci sono più le folle dei cosiddetti “pasqualini” che un tempo gremivano le chiese, ossia quei cristiani che si vedono in chiesa soltanto per Natale e per Pasqua, è pur vero che queste celebrazioni sono più frequentate del solito, ma soprattutto è la Chiesa che mette in luce, in queste grandi solennità, i “pilastri portanti della nostra fede”.
Tutto questo fa crescere il mio “tormentone” per la paura di non essere capace di offrire “su un piatto d’argento” ai fratelli di fede, che amo quasi più di me stesso, quelle grandi verità del messaggio di Gesù che sono veramente sublimi ed inebrianti, qual è il mistero dell’incarnazione.
Per me, il fatto che Dio dica che è vicino a noi, che non è ancora stanco di questo nostro povero mondo, che gli garantisca ancora una volta di amarlo, di volergli stare vicino e di parlare con parole care e comprensibili anche ai “tardi di cuore”, quali siamo noi, è una cosa stupenda e meravigliosa. Per questo nasce nel mio animo l’affanno e l’angoscia di banalizzare con parole stanche e concetti consunti una verità così sublime.
Quest’anno ho sofferto e cercato tanto per trovare pensieri che mi apparissero capaci di trasmettere tanta bellezza e verità. Tante volte mi sono accostato al presepio per ritrovare l’incanto dei tempi della mia fanciullezza, lo stupore dei tempi innocenti della mia vita.
Quest’anno ho “scoperto” anche che Maria ha il volto e la bellezza delle nostre donne, che Giuseppe ha nel cuore il dramma dei nostri uomini preoccupati per il lavoro, per la loro famiglia, che il Bambinello ha l’armonia, il sorriso bello e radioso dei nostri piccoli, che pastori e angeli, fanno parte del mondo che conosco. E perciò ho detto alla mia gente: «Il Dio di Gesù non possiamo trovarlo nell’evasione, tra le stelle, o nei desideri e nei sogni, ma in questo nostro mondo, in questa nostra società, pur con tanti limiti e tante cattiverie.
M’ha fatto felice e mi sono un po’ riconciliato col mondo, scoprire che tutto sommato Dio non ne è deluso, lo ama ancora ed è disposto ad aiutarlo.
Ho guardato e ho invitato la mia gente a guardare con maggior simpatia ed interesse il nostro mondo, ad amarlo di più, anche perché il Signore lo possiamo trovare solamente qua, perché Egli ha scelto, almeno da duemila anni, che la sua dimora è nella nostra terra.