I palestinesi della striscia di Gaza per molti anni han tenuto prigioniero un giovane militare di Israele. So che i ripetuti tentativi per liberarlo, o con un blitz o con uno scambio di prigionieri, non ebbero esito positivo. Non so come la cosa sia andata a finire, però confesso che tante volte ho pensato a questo povero ragazzo che, per motivi che gli erano estranei, perdeva gli anni migliori della sua vita e correva il pericolo di pagare al posto di chi comanda e che, con le sue decisioni, l’ha costretto a prendere in mano il fucile contro altri ragazzi che l’ha costretto a chiamare “nemici”.
Di recente ho letto un’altra storia che s’è svolta al di là del confine di Israele. Un altro ragazzo che credeva nell’uomo e che ha ravvisato negli abitanti della striscia di Gaza il debole, il senza domani, il povero e il senza terra, a sua volta è pure stato giudicato, per motivi che gli erano estranei, “nemico”, e per questo motivo, mai valido a livello umano, è stato trucidato.
Da mesi altri due nostri giovani marò, mandati a difendere le navi dai pirati, sono lontani dalle loro famiglie e dai loro affetti, perché han fatto quello che han detto essere il loro “dovere”.
E’ ben triste che la magistratura e il governo di un grande e nobile Paese, qual’è l’India, non vogliano capire che non devono far pagare ai giovani incapacità o, peggio, la cattiva volontà dei vari governi di trovare soluzioni ai problemi che purtroppo ci sono e ci saranno sempre. Sono i governi che non scelgono il dialogo, il compromesso, ma le armi, le ripicche, che non hanno nulla a che fare col bene dell’umanità.
Ripeto ancora una volta che spesso gli individui si comportano in maniera stolta e disumana, ma i governi, che dovrebbero rappresentare il meglio di un popolo, sono sempre arroganti e spietati e soprattutto sprezzanti della vita e delle lacrime dei più indifesi.