Don Gianni, il giovane parroco, mio “nipote” nella successione nella parrocchia di Carpenedo, è rimasto solo. Don Gianni è giovane, intelligente, pieno di risorse, ma solo ed impegnato su troppi fronti.
I preti della Chiesa veneziana, soprattutto i bravi preti, arrischiano di crollare sotto il peso di troppi impegni, a causa della scarsità di sacerdoti, finché il Vaticano non si deciderà a prendere delle decisioni. Per esempio consacrare preti anche gli uomini sposati e le donne, oppure accorpare le parrocchie dando incremento alle “unità pastorali” e creando così delle pur piccole comunità sacerdotali per evitare i doppioni e perché ogni sacerdote possa dare il meglio di sé nel settore che gli è più congeniale.
Finché non si darà fiducia reale e responsabilità ai laici assumendo a libro paga dei collaboratori pastorali, temo che i preti più generosi e più impegnati arrischino di fare la stessa fine del cavallo del bellissimo volume di Orwell “La fattoria degli animali”, un animale sempre disponibile a caricarsi di ogni impegno, ad aggiungere fatica a fatica, finché un brutto giorno crollò sotto le stanghe del carretto che tirava.
Don Gianni mi ha chiesto di aiutarlo a celebrare una delle cinque sante messe di orario alla domenica, quando poi non ci sono degli extra. Di buon grado ho accettato anche perché don Gianni si è reso disponibile a succedermi come presidente della Fondazione don Vecchi, perché amo ancora la mia vecchia parrocchia e perché ritengo giusto offrire la mia collaborazione. Ho scelto la messa delle otto perché la meno frequentata, e soprattutto frequentata da anziani, sperando che s’accontentino più facilmente delle omelie di questo vecchio prete.
Con tanto piacere constato che di domenica in domenica cresce l’intesa e spero di raggiungere il clima caldo, cordiale e fraterno che provo sempre quando celebro nella mia cattedrale fra i cipressi.