Delocalizzazione

Non passa giorno che la stampa e la televisione non ci informino che aziende e fabbriche, anche del nostro Veneto, benché abbiano commissioni sufficienti e attrezzature moderne, decidono di spostarsi in Polonia, in Romania o anche nella vicina Serbia, licenziando decine e centinaia di nostri operai. Noi, qui a Marghera e nel vicino interland, assistiamo impotenti, tanto frequentemente, ai drammi che sono determinati da queste scelte. Perdere il lavoro oggi corrisponde alla morte civile!

Io sono un povero gramo, digiuno in modo assoluto di economia e perciò, con tanto di professoroni in materia che abbiamo al governo, di politici che sanno tutto e di sindacalisti che pare abbiano una risposta per ogni problema occupazionale, dovrei starmene zitto. Però sento il dovere di dire il mio pensiero anche se sono sicuro che è controcorrente e che qualcuno lo giudicherà retrivo e conservatore.

Ho letto di un operaio della Fiat che guadagna 1500 euro al mese, pochi in verità per il costo attuale della vita. E’ stato mandato in Polonia ove la Fiat produce gli stessi modelli d’auto di Torino. Quando questo operaio della Fiom si meravigliò quanto mai che i suoi compagni polacchi guadagnassero solamente 400 euro, essi gli risposero che loro accettavano quella paga perché in Romania altri colleghi, sempre della Fiat, guadagnano solamente 200 euro mensili.

E’ evidente che l’automobile prodotta in Polonia costerà di meno di quella prodotta a Torino e quella della Romania ancor di meno. Mi hanno riferito che l’India produce automobili a 2000 euro soltanto, perché forse gli operai guadagneranno 100 euro al mese. In un mercato globale è evidente che si venderanno le automobili che costano di meno. Io stesso ho tentato di vedere come acquistarne una dall’India.

La soluzione di questo tragico dramma che colpisce l’Italia, credo sia soltanto quello di abbassare il tenore di vita, di abolire gli sprechi, di vivere più sobriamente, di lavorare di più. Ma finché continueremo come adesso, temo che andremo sempre peggio.

Durante il mese di ottobre ho notato che tutte le donne, dico tutte le nostre care donne, adolescenti, giovani, spose e signore attempate, si sono adeguate alla nuova moda: stivaletti, calzemaglie e gonnellino. Mi domando: “E gli indumenti comperati lo scorso ottobre, dove sono andati?”. Spero che almeno ci giungano ai magazzini San Martino, ove si riforniscono gli extracomunitari che sono un po’ in ritardo con la moda! Dicasi la stessa cosa per il mondo dei telefonini.

Sono stufo di sentire le “lettere pastorali” dei politici, dei sindacati e degli economisti. L’unica ricetta è la sobrietà. Se non facciamo così continueremo a depredare e sfruttare i cittadini del terzo, quarto mondo!

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