Le scarpe del Papa

Ho confessato più volte che io sono un uomo passionale e mi lascio coinvolgere in maniera viscerale dai drammi in cui mi imbatto. Confesso pure che quando leggo testimonianze di uomini del nostro tempo, sento il bisogno profondo – specie quando queste persone sono di notevole spessore umano – di indagare sul loro rapporto con la fede e con la Chiesa.

Oggi ritorno ancora sul discorso che ieri ho appena abbozzato, circa la morte tragica del giovane Vittorio Arrigoni, volontario nella striscia di Gaza. Sua madre, autrice di questa particolare biografia e che si dichiara cattolica praticante, parla dell’infanzia di questo suo figliolo che da bambino aveva fatto il chierichetto e che da adolescente s’era allontanato dalla pratica religiosa anche se lei rimane convinta che, a modo suo, fosse ancora credente.

Dagli scritti di Vittorio a me pare, almeno a livello formale, che non sia così, anche se l’amore materno interpreta certi accenni religiosi come una prova di questa fede sopravvissuta alle scelte e alle tristi esperienze fatte da suo figlio. Comunque sono personalmente convinto che persone come Arrigoni che sognano “il Regno di giustizia e di pace”, abbiano comunque un accesso più facile al Cielo che i fedeli alle messe e ai rosari che però non si sporcano mai le mani per la causa dei poveri, dei derelitti e degli oppressi.

Mi ha colpito una frase, quasi buttata giù per caso: la signora Beretta Arrigoni scrive che il figlio, avendo trovato su un giornale la foto del Papa che indossava scarpette rosse di Prada, la pubblicò accanto ad una immagine di Gesù in croce con i piedi trafitti e quella di un africano a piedi nudi, con la didascalia “Se solo con queste calzature è lecito intraprendere le vie del Signore, quanto sarà improbabile per gli scalzi miseri dell’Africa avere accesso al Paradiso?”

Quello delle scarpe del Papa è certamente un particolare di poco conto, però mi vien da osservare che chi abbraccia il Vangelo deve essere attento anche ai particolari, perché se questi sono divergenti dallo stesso, diventano “scandalo” per chi sogna un mondo veramente nuovo.

A questo riguardo dovrei aprire un discorso serio per una revisione di fondo su tradizioni, pratiche, riti, indumenti, dimore, parole e scelte che sono in manifesta dissonanza con il “manifesto” di Gesù.

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