“Agenzie di servizi religiosi”

Ogni organizzazione sociale finisce per adottare un suo gergo, il quale quasi sempre rimane pressoché incomprensibile a chi non è del mestiere.

Un paio di anni fa un impiegato di banca mi parlò dei “prodotti” che erano in offerta presso il suo istituto bancario.

Rimasi di stucco perché non avrei mai pensato che la banca producesse qualcosa di specifico; semmai sapevo che le banche offrono poco interesse quando tu le affidi del denaro e molto quando glielo chiedi in prestito.

Così capita per l’ambiente ecclesiastico: da qualche tempo va di moda e si va affermando tra i “preti progressisti” che la parrocchia e la Chiesa non possono ridursi a diventare delle “agenzie di servizi religiosi”. Io condivido questa affermazione per quello che afferma, ma ho il terribile sospetto che essa sia il solito paravento per nascondere pigrizia, mancanza di generosità ed assenza di spirito di servizio.

Quando qualcuno mi chiede il funerale per un povero vecchio ultranovantenne e a me sconosciuto, che ha passato dieci anni in casa di ricovero o con una badante moldava, oppure mi si domanda la benedizione delle ceneri o della salma prima della chiusura della bara, lo faccio volentieri e senza farmi pregare. Può darsi che questi gesti religiosi appartengano ad una categoria di “fede povera”, comunque li ritengo uno di quei “santi segni” che il teologo Romano Guardini riteneva, si umili, ma importanti per alimentare la fede.

Così per anni, imperturbabile, ho benedetto tutti gli anni le case della parrocchia, nonostante ì “colleghi” mi compatissero perché sorridevano di fronte ad un prete che ‘”bagnava d’acqua i muri”.

Ho letto qualche tempo fa un bel pezzo sul “recupero” delle parole e dei gesti più consueti e più umili delta vita, quali il saluto, il sorriso, il grazie, la stretta di mano. Di certo non mi sento di affermare che il processo di secolarizzazione, dell’abbandono della pratica religiosa, dipendano dal rifiuto di questi sacri segni, ma penso che esso sia di certo una concausa.

L’amore non consiste di certo in un bacio, in una carezza o in una parola gentile, però ritengo che non ci sia amore senza questi segni di affetto. La fede è di certo qualcosa. di alto e di sublime, però è ben difficile che resista senza questi piccoli gesti della religione. Anche il più umile, se fatto con partecipazione vera, alimenta sia l’amore che la fede.

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