La “veste nuziale”

Nel mese dì novembre due delle principali associazioni di volontariato che operano al “don Vecchi” e che hanno fatto di questo Centro uno dei poli più significativi e consistenti della solidarietà nel Triveneto, hanno giustamente ritenuto opportuno invitare ad un incontro conviviale i relativi associati.

Papa Giovanni, quando era Patriarca a Venezia, affermava di sovente che il modo migliore per intendersi e risolvere incomprensioni e diffidenze, era quello di “mettere le gambe sotto la tavola”; il mangiare assieme facilita l’intesa e la comprensione.

Al “don Vecchi” lavorano circa 250 volontari nei vari comparti e il relativo reclutamento non avviene mediante un esame preliminare con lo psicologo o il sociologo dell’ufficio personale, ma le porte dello “stabilimento” sono aperte a tutti: a persone che maturano la scelta seria di donare un po’ del proprio tempo, della propria esperienza professionale al prossimo, ma sono egualmente aperte a chi cerca di passare il tempo in compagnia di qualcuno, a chi è esaurito, a chi è mandato dai servizi sociali del Comune o del tribunale per un reinserimento nella vita sociale, a chi non sarebbe mai assunto in nessuna azienda per un deficit mentale e perfino a chi spera di portare a casa qualcosa.

La mia gente consiste in una specie di esercito di Brancaleone talvolta irrequieto, individualista, che convive con anime elette che sanno accettare anche i “figli prodighi”. Mi pare ogni giorno dì più che esso possa continuare a stare in piedi e a produrre carità, forse non di prima qualità, ma pur preziosa e necessaria.

Mentre qualche tempo fa ho partecipato ad uno di questi incontri conviviali, mi sono sentito dentro, fino in fondo, alla parabola degli invitati a nozze.

Quando gli invitati ragguardevoli che, per un motivo o per un altro, declinavano l’invito con pretesti vari, concludendo “Abbimi per iscusato”, il re che voleva gente alle nozze del figlio, disse ai servi: «Andate per le strade ed invitate ciechi, zoppi e sciancati perché ci sia festa».

Io non ho mai pensato di realizzare la parabola evangelica, però fortunatamente, senza pensarci, mi ci sono trovato felicemente dentro. La vita non è facile neanche da noi, perché alcuni neppure sanno della “veste nuziale”, pero spero tanto che, magari ognuno a modo suo, lo impari, prima o poi.

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