Il buon Dio continua ancora a far bene il suo mestiere

Confesso che io debbo ai radicali l’interesse per il problema delle carceri. La passione civile di Pannella, della Bonino e di quel piccolo drappello di loro seguaci hanno il merito di sottolineare in assoluto l’assurdità del carcere e, relativamente all’Italia, la barbarie di sovraffollare le celle con quasi il doppio di detenuti che erano destinati ad ospitare.

Quando penso ai radicali, che per tanti altri motivi rifiuto per via del loro esasperato anticlericalismo, concludo che stanno battendo una strada abbastanza praticabile per giungere al Regno dei Cieli, anche se non vengono a messa la domenica e detestano i preti, ma soprattutto il Vaticano.

Credo che in Paradiso ne vedremo veramente delle belle! Io e moltissimi altri colleghi, e i vescovi in particolare, siamo angosciati per il fenomeno della secolarizzazione, per l’abbandono della pratica della religione, per le convivenze e i matrimoni civili, mentre il buon Dio pare impegnatissimo ad aprire strade nuove che portano al Regno.

Per rimanere nel campo dei radicali, non volete che il buon Dio accolga in Paradiso Pannella e il suo seguito con tutti i digiuni quaresimali, con il loro diuturno ed appassionato impegno per la certezza del diritto, per la legalità, per l’umanizzare le carceri, per redimere l’individuo, per la libertà di coscienza e perfino per la libertà religiosa?

Ho l’impressione che, una volta ancora, noi cristiani del terzo millennio ci comportiamo come Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che dicono a Gesù: «Vogliamo che tu ci conceda quello che ti chiediamo!». Non capivano che non si insegna a Dio ma si va a scuola da Lui per imparare e prender ordini. Noi fedeli, nonostante siano passati duemila anni, continuiamo a fare gli stessi sbagli. Non ci accorgiamo che Dio è Dio, che al Signore non c’è da insegnare, che a Dio interessano i fatti e non le chiacchiere al vento, ma soprattutto che Dio sa fare il suo mestiere, non discrimina le persone, non si lascia condizionare dalle tradizioni, che rimane comunque padre di tutti, che accetta il prodigo pentito e rifiuta il perbenismo dell’egoismo del figlio maggiore.

Quando comincio a guardare la realtà confusa ed aggrovigliata di questo povero mondo, non è che mi venga la tentazione di abbandonare il grande patrimonio ideale che la tradizione cristiana mi ha trasmesso, ma mi incanto nello scoprire con quanta agilità, disinvoltura e fantasia Dio apre nuove strade di salvezza e mi meraviglia e mi confonde come i “lontani” le imbocchino con decisione e con passi da gigante.

Qualche addetto ai lavori afferma con preoccupazione che questa è una “religione civile”, mentre io sono propenso a credere che questa è: vita, provvidenza e salvezza.

Detto questo non ho ancora messo nel messalino il “santino” con il volto di Pannella, però non lo penso neanche infilzato nel forcone di Lucifero! E mi ricordo ancora una volta del detto del ramo che cade con fragore mentre però l’intera foresta cresce in silenzio.

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