Molto probabilmente, anche se non lo sapevamo, gli amministratori pubblici in genere hanno sempre pensato prima per le proprie tasche e per quelle della propria clientela ma, tutto sommato, quando c’erano molti soldi, qualcosa rimaneva anche per i cittadini. Ora, con la crisi, per i cittadini non rimane proprio più nulla. Siamo arrivati non so se al tragico o al ridicolo
Mi rifaccio a due casi concreti nei quali sono coinvolto direttamente. Il Comune ci ha dato il diritto di superficie in un’area agli Arzeroni per costruire la nuova struttura per gli anziani poveri in perdita di autosufficienza. A parte il fatto che il tratto di superficie era impastoiato con altre proprietà e il Comune da anni ha lasciato in abbandono una situazione talmente ingarbugliata che solamente la tenacia e l’intelligenza del giovane parroco di Carpenedo è riuscito a sbrogliare, il tragicomico è apparso quando i rogiti erano fermi solo perché il Comune non aveva neppure un euro che serviva per le marche da bollo.
La seconda vicenda è quella della messa in sicurezza dell’ingresso del “don Vecchi” di Campalto in via Orlanda. La pratica è durata esattamente un anno, dal 15 ottobre 2011 al 17 ottobre 2012. S’era trovato un accordo iniziale per cui la spesa sarebbe stata divisa in tre parti: Comune, Anas e Fondazione. Giunti, sudando non sette ma settanta camicie, alla conclusione, sia il Comune che l’Anas hanno dichiarato con “infinito candore” che né l’uno né l’altra avevano a disposizione neppure un centesimo e perciò, se volevamo il “lusso” della sicurezza per i settanta anziani del Centro, dovevamo accollarci tutta la spesa. Cosa che abbiamo fatto!
A questo punto confesso che mi vergogno di essere un cittadino di Venezia e mi vergogno ancora di più di non aver avuto ancora il coraggio di buttare una bomba su questi carrozzoni non dico inutili, ma esiziali.