Per anni la chiesa ha rifiutato il funerale religioso ai cosiddetti “peccatori pubblici”, ossia a quei battezzati che morivano in una situazione irregolare con le norme fondamentali della Chiesa: divorziati, suicidi, persone che in vita erano state anticlericali o in qualche modo irrispettose verso la religione. Questo atteggiamento in parte era logico e consequenziale ai valori proposti dalla religione ed in parte retaggio di una intolleranza e di una arroganza religiose per le quali la Chiesa considerava i fedeli come sudditi.
Con l’affermarsi della scienza ed in particolare della psicologia, che valuta in maniera più attenta i comportamenti ed i condizionamenti della persona, da un lato, e dall’altro lato temendo la gente meno l’imperio ecclesiastico, fortunatamente le cose sono cambiate.
Attualmente la Chiesa applica meno le leggi del diritto ed è molto più rispettosa delle scelte dell’individuo e dei condizionamenti che egli subisce dalla società in cui vive. Oggi la Chiesa giustamente benedice e prega anche per quelli che un tempo erano ritenuti “pubblici peccatori”. Però, diceva il buon Orazio fin dai tempi di Roma, “ci sono dei limiti al di qua e al di là dei quali non c’è verità e giustizia”.
Ora mi è capitato di sentire che a Portoviro in occasione del dramma del carabiniere che ha sparato ed ucciso il suo comandante e la relativa moglie, la folla dei fedeli che ha partecipato alle esequie ha applaudito lungamente, durante i funerali religiosi, il carabiniere pluriomicida. Quel che è troppo è troppo!
La pietà, il non giudicare è una cosa, ma l’applaudire è un’assurdità religiosa e pure civile. La coscienza dell’individuo determina il grado di responsabilità personale, ma c’è pure una regola di moralità obiettiva che ha il suo peso e che deve essere proposta alla coscienza collettiva.
Oggi la gente definisce “solare”, parola alla moda, creature che perdono la vita a causa della droga o che comunque sono coinvolte in fatti loschi. Credo che questo costume sia socialmente pericoloso e religiosamente amorale e diseducativo. Nella realtà c’è e ci sarà sempre una differenza tra il bianco e il nero!