Tanti anni fa mi capitò di leggere un volume di un famoso scienziato, Alexis Carrel, volume che aveva per titolo “L’uomo, questo sconosciuto”. Non ricordo granché del contenuto di questo libro, perché l’ho letto mezzo secolo fa, però m’è rimasta l’idea di fondo che dietro il termine “uomo” ci sono mondi infinitamente diversi e così vale per tutte le parole.
Monsignor Vecchi, quando ci insegnava filosofia, ribadiva con decisione di diffidare dei nominalismi perché spesso inducono a pensare che dietro ad un certo termine ci sia sempre la stessa realtà. Solamente le etichette che sono apposte sui vasi di piselli o di carciofi indicano che ci sono dentro piselli o carciofi, però quando si tratta di un uomo e dei suoi problemi, il termine è generico, indica qualcosa, dietro questa parola ci sono mille mondi diversi.
Qualche tempo fa una giovane signora m’ha chiesto di fare un funerale per il marito che aveva posto fine alla sua vita. Questa realtà si chiama comunemente suicidio.
Ebbi modo però di conoscere, in un lungo colloquio, la storia di questo dramma. Ammalatasi ella di tumore, lo sposo aveva chiesto ardentemente a Dio la guarigione, cosa che è avvenuta. Colpito anch’egli dallo stesso male, che poi si è trascinato dietro per molti anni, ella era convinta che non abbia avuto il coraggio e non abbia ritenuto giusto insistere nuovamente per sé perché aveva, secondo lui, già ottenuto tanto per la moglie.
Sopraffatto dalla sofferenza ed essendogli tolta la speranza da un medico freddo e disumano che gli aveva pronosticato una fine angosciosa, egli non ha retto ed ha chiesto alla medicina di porre fine al suo dramma, e a quello della sua famiglia, in modo indolore. Apparentemente fu un lucido suicidio, in realtà era stato un dramma terribile che l’aveva travolto, non lasciandogli scampo alcuno.
Volete che io non l’abbia a benedire ed affidare alla Paternità di Dio? Il cuore mi assicura che Cristo avrà ripetuto a lui quello che disse a chi era in croce con lui: «Ti assicuro che oggi sarai con me in Paradiso».