Della mia cresima non ho un gran ricordo. Ai tempi della mia infanzia la cresima era temporalmente legata alla prima comunione; normalmente la si faceva la domenica dopo di essa. Penso di aver ricevuto questo sacramento in terza elementare.
Poi invalse nella Chiesa l’usanza di portare la cresima al tempo dell’adolescenza, affermando che essa rappresenta la scelta personale di diventare discepoli di Gesù e confermando così la decisione dei genitori di battezzare i loro neonati.
Il motivo per cui la ricordo bene è dovuto al fatto che quando il parroco mi fece l’esame per l’ammissione – un tempo, intelligentemente si usava così – mi inceppai sul credo, tanto che fui rimandato e dovetti ripetere l’esame una settimana dopo.
Per tornare alla tempistica della cresima a me viene però il sospetto che i parroci responsabili e saggi abbiano tentato in questo modo di approfondire la formazione cristiana dei loro ragazzi, dato che le famiglie ci tenevano che i loro figli passassero questa tappa. Poi si sa che nella maggioranza dei casi lanciavano tacitamente l’ammonimento: “Si salvi chi può!” e ritenevano che tutto sommato avevano fatto il loro dovere e perciò i loro ragazzi potevano assumersi personalmente le loro responsabilità. Io, da parroco, ho adottato questa dottrina e perciò fissavo la cresima al tempo della terza media.
Ora le cose stanno andando diversamente perché la nuova moda ecclesiastica è di fare la cresima prima della comunione. Non ho capito il perché e le motivazioni addotte mi paiono stupide; d’altronde la moda non è preoccupata d’aver supporti razionali.
Ai miei tempi cresimava solamente il Patriarca, mentre in questi ultimi anni questo compito è stato demandato a preti di prestigio, ma di poco spessore pastorale.
Ho letto con molto piacere su un bollettino parrocchiale della nostra città, che il nostro nuovo Patriarca, Moraglia, desidera impartire lui la cresima. Mi pare una scelta saggia ed importante per due motivi. In primo luogo mi piace che il responsabile primo della Chiesa accolga personalmente la richiesta dei giovani della nuova generazione di diventare discepoli di Cristo, poiché questa è una scelta decisiva. Poi perché i fedeli di tutte le parrocchie del patriarcato, almeno una volta l’anno, si possano incontrare col loro Pastore e padre nella fede.
Una volta all’anno è poco, ma sempre meglio che una volta in vita come avveniva in questi ultimi anni.