La congregazione religiosa dei Paolini, fondata da don Alberione, si dedica in maniera specifica all’apostolato attraverso i mass media.
Un tempo questi religiosi gestivano delle librerie in tantissime città, avevano un’agenzia per la distribuzione dei films, stampavano un settimanale per ragazzi, “Famiglia cristiana”, il mensile “Jesus” ed un altro mensile, “Vita pastorale”, periodico che viene inviato gratuitamente a tutti i sacerdoti del nostro Paese. In quest’ultima rivista c’è una rubrica condotta dai più famosi liturgisti della Chiesa italiana, che rispondono ai quesiti posti dai sacerdoti.
Fino ad un paio di anni fa leggevo questa rubrica, non tanto per avere informazioni sui vari quesiti di ordine liturgico – perché in questo settore me la sbroglio da solo – ma per la curiosità di conoscere fin dove si spingeva la pignoleria di certi preti che pareva avessero la mania di interessarsi del “sesso degli angeli”.
Io di certo non appartengo alla categoria dei preti che hanno lo sfizio di cambiar parole, formule e gesti, ma neanche ritengo di dover sacrificare il mio spirito all'”idolo” delle rubriche e delle formule liturgiche. La mia tendenza attuale è puntare all’essenziale, considerare il rito in tutte le sue espressioni con solamente uno strumento per trasmettere il messaggio, ma tenermi a buona distanza dal “magico” e soprattutto privilegiare tutto quello che oggi può essere compreso dalla sensibilità dell’uomo di oggi. Se posso condensare il mio senso liturgico in una formula, confido che lo sia tutto quello che è bello, è comprensibile e soprattutto aiuta ad accostarmi al mistero ineffabile di Dio, il resto per me è sicuramente antiliturgico.