Cinque e un quarto

Le giornate lavorative per un anziano naturalmente si accorciano. Una ventina di anni fa la mia giornata lavorativa si divideva in tre parti: la mattinata, il pomeriggio e il dopo cena. Ora la terza parte è completamente saltata; dopo cena il cervello si intorpidisce e finisce per sonnecchiare comunque, anche se mi legassi alla scrivania come l’Alfieri. Non so perciò che vantaggio ne avrà l’Italia prolungando l’età pensionabile come si sta tentando.

Comunque non mi sono rassegnato a perdere un tempo che si fa sempre più prezioso e quindi ho trovato un escamotage iniziando un po’ più presto la mia giornata. Ora la mia sveglia suona alle 5,15. Il recupero mi è facile perché le mie notti diventano ogni giorno più lunghe. Prima saldo i miei debiti col Signore col dedicarmi alle pratiche di pietà, poi, prima della parca colazione, dedico un po’ di tempo alla lettura. Con questo piccolo stratagemma mi pare di riuscire a combinare qualcosa di più, o perlomeno a far quadrare i conti con ciò che credo che dovrei ancora fare.

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