Passando per via Ca’ Rossa ho notato che sul pennone sventolavano finalmente tre bandiere nuovissime: il tricolore, la bandiera d’Europa e il gonfalone di San Marco: da un paio di anni sull’alto pennone che si innalza accanto al vecchio asilo stile liberty, costruito all’inizio del secolo scorso da mons. Piero Zannini, parroco di Carpenedo, c’erano tre straccetti logori e sbiaditi che facevano miseria.
A molti potrà sembrare un po’ sentimentale e puerile che un vecchio prete esulti per tre bandiere multicolori che sventolano accanto alla vecchia struttura della sua vecchia parrocchia. Per me però quelle tre bandiere sono come il segno di una rinascita e il ricordo di tanto impegno e di tanti sacrifici per portare all’avanguardia la vecchia struttura.
Quarant’anni fa mi fu consegnato un asilo fatiscente che perdeva brandelli da ogni lato e che aveva bisogno di un restauro radicale sia nei muri che nei contenuti pedagogici. Pian piano l’asilo è diventato “Il Germoglio, centro polifunzionale per l’infanzia”.
Cominciammo con le pareti, l’arredamento interno, i giochi, la divisa. Ricordo che facemmo studiare da uno stilista una divisa unisex: salopette alla Geppetto in tessuto jeans, maglietta rossa fatta fare in Cina e lo stemma di Carpenedo in giallo oro. Continuammo con la casetta dei sette nani, la voliera per le tortore, il trenino, lo zoo con galletti e i pavoni (che mi inimicarono l’intero quartiere con le loro “stridenti” dichiarazioni d’amore). E ancora la casetta di Alì Babà per le feste di compleanno e di onomastico, l’accoglienza fin dalle sette del mattino per facilitare l’andare al lavoro delle mamme, i lettini per dormire il pomeriggio, la sezione per il nido d’infanzia per i bambini da uno a tre anni, la possibilità per le mamme di chiacchierare all’uscita nei cortili mentre i loro piccoli continuavano a giocare, la nuova cucina e la nuova sala da pranzo con il piccolo montacarichi che portava i cibi in tavola, i fiori. E nonno Tullio, assieme a Fernando che mettevano ordine da mattina a sera nel giardino, i nuovi bagni, la ristrutturazione interna per creare una sala giochi per i “grandi” ed un’altra per i piccoli.
Quelle bandiere mi hanno pure ricordato i giorni tristi: l’abbandono delle suore dopo settant’anni, le nuove sorelle frutto della restaurazione più retriva, l’incomprensione dei genitori che si erano messi in mente che fossi stato io a “mandar via le suore”. E finalmente l’arrivo della dottoressa Tavolin che ha preso in mano la situazione con competenza ed ha riportato un clima di totale serenità.
Qualche giorno fa mi hanno riferito che la signora Lina è stata “richiamata alle armi” dal nuovo parroco. Spero tanto che riporti la primavera ed accompagni “Il Germoglio” ad una nuova splendida fioritura. Rimango convinto che le iniziative che nascono dalle comunità cristiane debbano essere sempre innovative ed apripista per chi ha la sfortuna di avere meno ideali che cantano in cuore!