Qualche settimana fa il primo canale della Rai ha messo in onda una fiction su Papa Luciani. Come sempre accade questo tipo di trasmissioni non raggiunge quasi mai un alto livello artistico; per quanto poi riguarda la storia lascia alquanto a desiderare. Queste trasmissioni normalmente non sono di un grado molto superiore ai fumetti.
Di positivo c’è stata la straordinaria rassomiglianza fra Papa Luciani e l’attore che lo impersonava: sia il volto che la parlata si avvicinavano veramente all’originale. C’era poi qualche bella scena girata nell’Agordino e qualche altra a Venezia. Per tutto il resto si avvertiva quanto mai la finzione scenica sia nella narrazione che nella rappresentazione del personaggio.
Quello che avvertiva uno come me, che ha conosciuto da vicino il vecchio Patriarca, era quanto difficile, quasi impossibile, per il cinema riprodurre la realtà. Mentre per lo scritto si può puntualizzare più efficacemente il clima, la sensibilità, lasciando anche spazio alla memoria o alla fantasia di chi rievoca un personaggio, per la macchina da presa questo è estremamente più difficoltoso e il risultato è sempre goffo e poco fedele. Nella fiction poi, in cui si impegnano meno soldi, questo risulta ulteriormente più difficile.
Quello che invece ho colto e che mi pare un dato assolutamente reale, è lo smarrimento, il bisogno di un uomo semplice, onesto ed umile, che in Vaticano, nonostante l’ambiente religioso, appare indifeso e fuori posto in una realtà purtroppo artificiosa, popolata da gente che, tutto sommato, ha una mentalità politica, dove la fede non gioca un ruolo primario.
La morte di Papa Luciani è stata di certo un dono che l’ha liberato da una croce troppo pesante. Credo però che il suo pur rapido passaggio, abbia destato nel cuore dei credenti il desiderio di un Papa di forte semplicità, di autenticità e di coerenza tra messaggio e vita reale.
Questa attesa ed esigenza che Papa Luciani ha fatto emergere nella coscienza dei cattolici penso sia stato un dono immenso per la Chiesa di Dio.