Sburocratizzare – semplificare

Qualche settimana fa lo studio di architettura Mar e consociati mi ha portato la documentazione per richiedere la concessione edilizia per il “don Vecchi 5”. Ho dovuto apporre una cinquantina di firme su un carteggio dell’altezza di più di mezzo metro.

Capisco che quella pratica permette ad un centinaio di burocrati di avere uno stipendio per mantenere la loro famiglia, però devo convenire che il problema della burocrazia è diventato impossibile. L’uomo scompare, oggi diventa un elemento secondario di fronte alle carte.

Ricordo il romanzo “La venticinquesima ora”, ove il destino dell’uomo era segnato da un contenitore di cartelle. Capisco le esigenze di una vita organizzata, però quando l’aspetto burocratico, organizzativo, diventa tanto mastodontico, l’uomo singolo è perduto, smarrito, sommerso. Così è per qualsiasi società, Chiesa compresa. Le commissioni, i comitati, le congreghe, diventano talmente opprimenti e complicati da perdere totalmente i rapporti vivi con la base.

Talvolta sono arrivato all’assurdo di pensare che se per un bradisismo I centri della burocrazia sprofondassero nella laguna, noi cittadini ne avremmo solo vantaggio, perché neanche ci accorgeremmo della loro scomparsa o ce ne accorgeremmo solamente perché arriverebbero meno circolari.

Tra gli aspetti nefasti del comunismo la burocrazia occupa un posto importante. Il brutto è che anche tutte le altre organizzazioni centrali sono state infettate da questo virus.

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