Sono riapparsi con le prime brezze di autunno e l’apertura delle scuole, i bollettini parrocchiali sui banchi della stampa delle chiese di Mestre. Gli addetti alla distribuzione de “L’incontro” si fanno carico di portarmi a casa una copia di suddetti periodici. Ho notato dalla lettura dei fogli parrocchiali, un argomento che risulta il denominatore comune di tutte le comunità cristiane: l’iscrizione al catechismo dei bambini che frequentano le elementari.
E’ molto meno frequente l’accenno ai ragazzi delle medie, pochissimo per non dire quasi mai, quello delle superiori.
In genere si parla del post-cresima che per qualche parrocchia si riferisce perfino ai bambini di terza o quarta elementare, rifacendosi, per certi parroci, ad una prassi del lontano medioevo.
Questa iscrizione penso sia richiesta, da un lato, perché in moltissime parrocchie non esiste uno stato d’anime (dicasi un’anagrafe parrocchiale) aggiornata e da un altro lato perché si tende a far capire che l’andare a catechismo deve essere concepito come una scelta del ragazzo e soprattutto della famiglia, come non fosse lecito pretendere che chi ha fatto la scelta del battesimo conseguentemente deve fare tutte quelle che ne derivano.
Quando ero parroco mi sono sempre battuto e quasi sempre sono stato sconfitto dai miei giovani collaboratori, perché all’inizio dell’anno mandassimo ad ogni famiglia una lettera informandoli che il giorno tale, all’ora tale, nella tale aula e con la tale insegnante sarebbe iniziata la scuola di catechismo per il loro figlio.
Noi eravamo in grado di far questo e la famiglia apprendeva così qual’era il suo preciso dovere.
Le iscrizioni attuali denunciano una carenza organizzativa della parrocchia e dall’altra la resa e la rassegnazione d’ammettere che dei battezzati possono non dar seguito alla scelta iniziale e perciò il battesimo è quasi una scelta formale.
Se uno parte per qualsiasi impresa sentendosi perdente, non può che aspettarsi che una sconfitta ed è questo purtroppo lo spirito e l’atteggiamento oggi diffuso nella maggioranza delle nostre parrocchie, cosa pastoralmente non esaltante.