Qualche settimana fa mi ha telefonato uno dei miei ragazzi di trent’anni fa: «Don Armando, mi sento sufficientemente “caricato”, le mostrerò i bozzetti a matita. Di ritorno dalle ferie, comincerò a “lavorare” perché vorrei che l’opera fosse pronta quando il Patriarca verrà in cimitero a celebrare per i morti».
Di questo “ragazzo” conoscevo l’inclinazione alla pittura, una decina di anni fa avevo visto una sua personale a “La cella” e lo scorso anno ha allestito una bellissima mostra presso la Galleria san Valentino del “don Vecchi ” di Marghera.
Io sono un appassionato, anzi dovrei dire un “drogato” di arte e in particolare di pittura e perciò sono stato folgorato dalla forza espressiva di questo giovane pittore che adopera con vera bravura sia il segno che il colore.
Gli accennai timidamente che mi sarebbe tanto piaciuto che le pareti bianche del presbiterio della chiesa del cimitero parlassero della dolce attenzione e dell’infinito amore di Maria, Madonna della consolazione. Mi piacerebbe che i fedeli che guardano l’altare si sentissero aiutati nella loro sofferenza a portare la loro croce e potessero trovare consolazione tra le braccia accoglienti della Madonna.
So che dipingere su spazi bianchi e grandi in un luogo sacro e dare consolazione con la tavolozza è un’impresa quanto mai difficile, però mi par giusto che chi ne ha la possibilità tenti di farlo. Son certo che il mio amico pittore, avendo accettato di cimentarsi su un argomento così sublime, ha già compiuto un atto di fede ed esprimerà la più bella preghiera della sua vita.