L’ergastolano e la “giustizia”

Ho già scritto sull’argomento e i miei amici conoscono le mie idee circa la giustizia italiana.

Qualche giorno fa, come avviene abbastanza di sovente, mi sono fermato a parlare con un operatore cimiteriale che mi si è aperto raccontandomi la sua storia.

E’ un uomo cordiale, perfino affettuoso, compie il suo lavoro senza troppi slanci, però questo avviene per tutti i dipendenti degli enti pubblici, come la Veritas, mentre invece io conosco il lavoro appassionato dell’artigiano perché cresciuto in bottega.

Il mio amico mi diceva che la sentenza che lo riguardava era stata emessa in cassazione, quindi sapeva di che morte doveva morire. Se tutto gli andrà bene dovrebbe ritornare solamente per un mese a Santa Maria Maggiore. Lui non me lo ha detto, ma mi ha fatto capire che l’ha fatta grossa!

Ora però egli non è assolutamente più quello di prima, è un cittadino normale. Che vantaggio avrà la comunità dal fatto che lui stia un altro mese in carcere? Di certo con questo mese non perfezionerà il suo ravvedimento, anzi! L’Italietta in crisi, per “amore della giustizia” si sobbarcherà inutilmente il costo di 250 euro al giorno per trenta giorni, per tenere in una gabbia disumana un suo concittadino che, con la sua opera, potrebbe rendere dignitosa la dimora dei nostri morti. Vallo a capire questo Stato!?

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