Ho un fratello che da qualche mese ha chiuso la sua bottega d’artigiano del legno. Mio nonno, mio padre e mio fratello hanno piallato, segato e piantato chiodi per l’intera vita ed anch’io ho passato in bottega, tra trucioli, colla e carta vetrata, tutte le mie vacanze.
Torno a casa di rado, temendo perfino di non poter più ascoltare ancora il rumore della sega che morde il legno e sentire l’odore acre del larice. I miei nipoti hanno studiato, si sono laureati, fanno le loro professioni; così si interrompe una tradizione almeno centenaria, ma questa è la fine degli artigiani! Ora il nostro destino è l’Ikea!
Qualche giorno fa mio fratello, essendo venuto a trovarmi al “don Vecchi”, mi ha portato una mezza risma di fogli che illustrano “l’economia” della Sicilia, ma credo che quei dati riguardino tutto il sud.
Mio fratello ha certamente raccolto l’indignazione di Bossi e Zaia, non so se voterà per loro, ma di certo so che è indignato per tanto sperpero, per un malgoverno, un disordine sociale, una mentalità furbesca e clientelare.
Denunciare questo malcostume e pretendere dai nostri governanti un minimo di giustizia, credo sia parte integrante della missione dei profeti del nostro tempo; per questo unisco alla voce di condanna di mio fratello, anche la mia.